I giudici della terza sezione della Corte d’Appello di Napoli hanno assolto, in secondo grado, gli imputati del processo per la mancata bonifica dei suoli ex Italsider ed Eternit di quella che fu l’area industriale occidentale della città , nello specchio d’acqua meraviglioso di Coroglio e di Bagnoli. Rinviati a giudizio con ipotesi di reato particolarmente gravi, furono condannati in primo grado, nel 2018, il Notaio Sabatino Santangelo, ex Presidente della Società di Trasformazione Urbana “Bagnoli futura” ed ex Vice Sindaco di Napoli; Gian Franco Caligiuri, ex Direttore Tecnico della STU; Alfonso Di Nardo Dirigente dell’ARPAC Campania; Gian Franco Mascazzini, ex Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente (deceduto nel corso del dibattimento); Mario Hubler, ex Direttore Generale di Bagnoli Futura; Giuseppe Pulli, Dirigente del Dipartimento Ambiente del Comune di Napoli. Tutti con pene varianti dai 2 ai 4 anni.
I reati contestati andavano dalla truffa ai danni dello stato con danno erariale, al falso; dal disastro ambientale colposo, alla miscelazione di rifiuti industriali; dal favoreggiamento, alla “illecita percezione di denaro pubblico” (oltre 100 milioni di Euro) spesi per un intervento di messa in sicurezza dell’ex area industriale e solo virtualmente effettuata.
Come si arrivò al rinvio a giudizio e poi alla sentenza di primo grado contro i vertici di Bagnoli Futura? E il recente proscioglimento degli imputati in appello?          Proviamo a ricostruire i fatti salienti:
Siamo nei primi mesi del 2007. La Procura della Repubblica di Napoli avvia una maxi indagine sulle “morti bianche” dei lavoratori di Eternit e Italsider causate dall’esposizione all’amianto. Un filone dell’inchiesta si occupa invece dei lavori interminabili dell’ex area industriale di Bagnoli e sui fiumi di denaro pubblico spesi per la sola prima parte degli interventi di riqualificazione urbanistica attesi. E cioè a dire la prioritaria e propedeutica bonifica degli ex suoli industriali, caratterizzati da un inquinamento diffuso da idrocarburi; metalli pesanti inquinanti; amianto; oltre a sostanze tossiche derivanti dalle lavorazioni dell’acciaieria. La Procura di Napoli affida, come da prassi, le perizie tecniche a professionisti della materia in qualità di C.T.U. (Consulente Tecnico D’Ufficio) per accertare la veridicità , la qualità e la quantità degli interventi di bonifica in corso da svariati anni sui suoli di Bagnoli e Coroglio. Oltre alla eventuale congruità e alle modalità di spesa delle risorse finanziarie impegnate e messe a disposizione dai diversi attori pubblici.(Comune di Napoli, Ministero dell’Ambiente, Regione Campania, Provincia di Napoli, Comunità Europea attraverso i fondi Europei etc.)
Si arriva al mese di Aprile del 2013. Le risultanze delle interminabili perizie giurate vengono depositate sulle scrivanie dei giudici napoletani. Così come le approfondite analisi dei suoli disposte dagli inquirenti dalle quali fu evidenziato, tra le innumerevoli altre criticità riscontrate, che gli IDROCARBURI POLICICLICI (composti organici inquinanti fortemente cancerogeni presenti nei bitumi, asfalti, carbone, con notevoli capacità di solvenza e solubilità nell’acqua e facile capacità di inquinamento delle falde acquifere) presenti nei terreni risultavano 14 mila volte superiori alla norma. Mentre i POLICICLICI AROMATICI (altra categoria di inquinanti prodotti dalla combustione, fortemente dannosi per l’uomo) avevano raggiunto un livello di guardia di ben 1500 volte superiore al limite consentito dalla legge. Ma, soprattutto, fu subito chiaro che quel sito e quei terreni erano ancora esageratamente nocivi per la salute pubblica.
L’esito drammatico degli accertamenti di laboratorio sui suoli, costrinse la Procura della Repubblica a porre sotto sequestro l’intera area oggetto di bonifica (Circa 750 ettari). Conseguentemente determinando il blocco di ogni attività o di lavorazione nei cantieri di Bagnoli.
Il provvedimento di sequestro dell’ex area industriale procurò inevitabilmente il fallimento della Società di Trasformazione Urbana “Bagnoli Futura” e il rinvio a giudizio dei citati professionisti che, a vario titolo, avevano “gestito e governato” l’Azienda comunale con procedure e metodi, ad avviso della Procura, a dir poco discutibili.
Facciamo un salto in avanti di altri 5 anni e arriviamo a Febbraio del 2008, con l’esito della sentenza di primo grado contro i vertici di “Bagnoli Futura”: vengono condannati a pene variabili dai due ai quattro anni, così come richiesto dalla Procura della Repubblica di Napoli, 6 imputati (i nomi sono anticipati in apertura dell’articolo) su 21 persone rinviate a suo tempo a giudizio e successivamente prosciolte in istruttoria. L’accusa era fortemente convinta che gli imputati fossero sostanzialmente colpevoli di aver compromesso irrimediabilmente la fruibilità dei luoghi e dei terreni loro affidati per la bonifica, soprattutto nelle parti destinate ad uso residenziale.
Da qui il ricorso scontato in appello degli imputati. Quattro anni ancora di dibattimenti nel nuovo processo e la sentenza di assoluzione dei giorni scorsi.
Fin qui la ricostruzione “storica” di un evento davvero inconcepibile e contraddittorio che ha segnato gli ultimi 15 anni tormentati della storia di Napoli e, segnatamente, di un’area di altissimo pregio naturalistico, storico e ambientale riconosciuto fin anche dallo Stato e a pieno titolo quale “Sito di Interesse Nazionale”. Un territorio certamente unico di oltre 700 ettari, dotato di potenzialità di sviluppo socio-economico, culturale, turistico e termale senza eguali e che attende, al contrario, dagli anni 90 di poter rinascere per offrire a Napoli e al suo hinterland nuove opportunità qualificate di crescita economica, sin ora colposamente negate.
Per parte nostra, Campo Sud esprime soddisfazione per l’esito del processo di appello appena concluso che ha visto prosciolti Il Notaio Santangelo e i suoi collaboratori di “Bagnoli futura”. Le sentenze non si discutono ma, fatta salva la onorabilità degli ex imputati, occorre dare risposte inequivocabili e trasparenti, oltre che certezze ai cittadini napoletani. E chi può darle se non la procura della Repubblica di Napoli.? Basterà leggere le motivazioni della sentenza di assoluzione dei vertici di “Bagnoli Futura” fra 90 giorni per far luce su questa storia infinita e oltremodo preoccupante che produce solo una ulteriore frattura fra cittadini e istituzioni?
Erano autentiche o manipolate (e chissà poi per quale ragione) le analisi effettuate sui suoli di Bagnoli che evidenziavano una situazione apocalittica in ordine alla tossicità dell’ex area industriale? E nel caso fossero confermati i dati delle analisi, chi avrebbe agito in malafede effettuando una bonifica superficiale, se non addirittura omettendo di intervenire in maniera adeguata e scientificamente efficace, se é vero come é vero che i presunti responsabili di tali nefandezze sono stati tutti assolti in giudizio? E questo significherebbe che c’é ancora da ricercare i reali responsabili del disastro ambientale ipotizzato dai magistrati napoletani?
Se invece quei dati tecnico-scientifici utilizzati dalla Procura per l’incriminazione degli ex imputati fossero risultati inesatti o addirittura falsificati, chi si assumerebbe la responsabilità con le conseguenze di tanti anni di blocco delle attività di riqualificazione dell’ex area industriale di Bagnoli? E chi restituirà gli anni di sofferenze psicologiche a coloro che sono stati incriminati per errore o per dolo? Pagherà mai qualcuno per quegli errori? Certamente ne sapremo di più tra qualche mese dopo la lettura delle motivazioni della sentenza che tutta la città aspetta con grande interesse. Sperando che tali motivazioni siano efficaci ed esaustive. Quel che invece possiamo dire già da oggi é che la cittadinanza chiede a gran voce chiarezza e trasparenza sui fatti e misfatti di questi anni. Sulle lacerazioni profonde tra potere politico e magistratura napoletana che riverberano sulle popolazioni gli effetti della “belligeranza silenziosa” ormai trentennale. E che in forza di questa belligeranza inconcepibile vanifica sul nascere ogni concreta opportunità di sviluppo, ogni occasione sia pure flebile di riscatto per una città fortemente martoriata. Come l’ex area industriale di Bagnoli dimostra ampiamente.