Gaetano Brancaccio é un apprezzatissimo Avvocato vomerese, Portavoce del Coordinamento di numerose Associazioni Civiche riunite in “INSIEME PER NAPOLI”. Associazioni Culturali e di Volontariato Sociale che si battono da lungo tempo e con importanti risultati di coinvolgimento popolare, per il riscatto della nostra Città. L’Avvocato Brancaccio é , inoltre, Presidente dell’Associazione “Mario Brancaccio” che ogni anno destina il ricavato di un CINEFORUM, iniziativa artistico-culturale molto seguita in città, per destinarne i fondi al recupero di “pezzi” pregiati del grande patrimonio artistico della Capitale del Mezzogiorno d’Italia, mediante interventi conservativi e di restauro monumentale.
D: Napoli attualmente, dopo molti anni di assenza, può contare su numerosi suoi cittadini che ricoprono incarichi ministeriali ed istituzionali. Quali sono stati i risultati e quali le aspettative.
R: Penso che la prospettiva in cui collocare gli attuali “risultati” dell’inserimento dell’Italia nella Comunità Europea non debba e non possa essere collegata a singole personalità e a singoli individui. La cura di un Paese , ma anche di una singola Città non può e non deve dipendere dal singolo, dall’eletto, dal candidato: è questa prospettiva, in qualche modo individualistica e miope, che conduce poi a riporre speranze che poi si rivelano infondate, ad esaltare e talvolta poi a deprecare il singolo uomo, il singolo partito oppure, genericamente tutti i partiti, tutti i “politici”. I risultati e le aspettative in Europa, come in città, dipenderanno dall’esistenza di squadre competenti, coese, e, soprattutto, molto molto proiettate ad una visione di interesse collettivo attuale e futuro. Ed è proprio forse la mancanza del senso di squadra che potrebbe frenare le aspettative proprio ora che un risultato di coesione si è raggiunto.
D: Quale Piano di Sviluppo ritiene sostenibile per Bagnoli, Area Portuale e Napoli Est.
R: Il Piano per la Città di Napoli deve essere un Piano per la Città: la visione di quartieri, zone, aree dismesse, interventi su aree è una visione legata a vecchi schemi dell’urbanistica, dove il punto di partenza decisivo era lo zoning, l’individuazione di aree destinate a questa o a quella funzione pubblica e privata. Mentre sul piano internazionale ed in genere in Italia si è operato un salto di qualità e si ragiona in termini di vocazioni di un territorio, che comprende l’intera città, o la città metropolitana o Regioni e perfino tutto il Sud, attardarsi nella localizzazione degli interventi non ha senso: il salto di qualità deve anche passare per una visione più ampia, più aperta alla sinergia, allo sviluppo, protesa alla qualità della vita e all’efficienza ed efficacia del pubblico intervento, posto che le risorse che dovranno essere messe in campo sono e dovranno sempre più essere quelle della collettività.
D: Come combattere nelle periferie emarginazione ed emergenza sociale.
R: Ed anche qui il discorso è collegato: è proprio il concetto di “periferia” che dovrà essere superato. Aveva un senso nella visione della Città con un Centro Storico nel quale erano concentrate ed assemblate tutte le funzioni decisive e nei quartieri satelliti, sostanzialmente dormitorio, attraverso il tipo di edilizia che si realizzava, si è concentrata la popolazione per strati creando ghetti dorati, quartieri da ceto medio, quartiere sovrastati da interventi di edilizia residenziale pubblica, troppo spesso di infima qualità. E ciò di per sé ha creato la “questione” delle periferie. Proseguire su questi percorsi è antistorico e non potrebbe condurre che alla stratificazione di altri fallimenti. Né è sufficiente un insediamento casuale ed isolato ad apportare strutturali modifiche al singolo quartiere. Tutto dovrà essere ripensato modificando la prospettiva e con lavoro di squadra.
D: Come rilanciare e coordinare il ruolo della Città Metropolitana
R: L’istituto, alle origini, è nato da esigenze concrete e reali. In Italia ci si era resi conto che pianificare la viabilità, i trasporti, le funzioni produttive e gli insediamenti pubblici e privati in una dimensione “comunale” non aveva molto senso e che si dovevano costituire organismi di incontro per aree omogenee. Ma poi tutto si è perso in nomine, candidature, sindaci di capoluogo promossi sul campo …… spartizioni etc. Il Covid , purtroppo, ha mostrato il senso ed il significato di una programmazione a livello di città metropolitana…… ed ha anche mostrato l’assenza attuale di questa entità. La miopia della politica che ha guidato la città metropolitana ha colpito a morte il compito che la riforma aveva dato alle aree metropolitane cioè analizzare problemi e servizi su una scala molto più ampia, risolvendo problemi quali trasporti e rifiuti che non possono fermarsi ad una analisi tutta interna alle mura cittadine. Ma tale miopia ha colpito anche e per converso il necessario decentramento amministrativo negli enti di prossimità, come le municipalità, che sono state private di risorse e compiti. Pensiamo alla manutenzione che con risorse e squadre di manutentori si sarebbe dovuto e potuto organizzare per quartieri e strade, con una catena di responsabilità e tracciabilità degli interventi molto più efficiente della attuale, tutta demandata al “carrozzone” centralizzato ed inefficente Napoli Servizi.
D: Quale eredità De Magistris lascia alla città dopo 10 anni di governo.
R: Vorrei tornare al mio ruolo di avvocato civilista: de Magistris lascia una eredità da accettare con il beneficio dell’inventario. Saranno i cittadini, i diretti interessati, gli imprenditori presenti in città e quelli che, sperabilmente, vorranno scegliere Napoli come nuova sede per i loro investimenti a valutare, di volta in volta, le certe opportunità che la Città offre e che, in qualche modo, sono state evidenziate. Purtroppo all’interno della macchina amministrativa lascia una eredità di macerie e, contando sulle risorse interne, si dovrà effettuare una vera e propria ricostruzione ritornando al pubblico interesse, al metodo del lavoro amministrativo, allo stretto legame con il territorio e gli interessi dei cittadini tutti.