Il presepe con due Madonne allestito da un parroco di Mercogliano. (AV)
Don Vitaliano della Sala, parroco della Chiesa dei santi Pietro e Paolo a Capocastello di Mercogliano, ha esposto al pubblico un presepe con due Madonne.
Il prete non è nuovo a idee che non occupano posto nell’alveo della dottrina cattolica. Fu già rimosso da parroco di Sant’Angelo a Scala, un comune della provincia di Avellino. Dopo aver partecipato nel 2000 ad un gay pride dove aveva chiesto perdono agli omosessuali perché, secondo lui, la Chiesa non li avrebbe compresi, anzi li avrebbe condannati, voleva dimostrare che esiste anche un’altra Chiesa che non li puniva.
Il sacerdote, con il suo gesto, vorrebbe favorire l’integrazione nella chiesa delle realtà familiari diverse da quelle tradizionali che pure costituiscono una realtà del mondo moderno. Il suo sarebbe solo un candido messaggio di inclusività.
L’iniziativa ci lascia senza parole! Innanzitutto andrebbe chiarito che una cosa è l’integrazione, altra è quella di stravolgere la realtà, sacra, per di più, ai cattolici che hanno a cuore la tradizione, offendendo in questo modo la loro sensibilità religiosa. Se l’inclusività si vuole ottenere mediante una forzatura della realtà storica preesistente e condivisa, non è più inclusività, ma violenza, nuda e pura violenza. Oltretutto, l’inclusività presuppone la condivisione libera e non forzata, altrimenti quello che si consuma è solo un esercizio di potere, guarda caso, proprio quello che andiamo a contestare nelle pubbliche piazze durante certe manifestazioni.
Sarebbe interessante conoscere se questa difesa implicita dell’omosessualità da parte di don Vitaliano sia la conseguenza di uno stile di vita omosessuale che lo spinge a pensare come afferma, o sia piuttosto solo una condivisone di idee senza alcuna corrispondenza con quella modalità relazionale.
Certo sta che con il suo gesto ha contribuito ad alimentare confusione nei tanti bimbi di Mercogliano che hanno visto o sentito del presepe di Capocastello e ad abbattere in modo invasivo nei più fragili i caposaldi delle nostre certezze.
Il parroco dovrebbe ora chiedere scusa a tutti quei bambini e fedeli offesi per il suo gesto dissacratorio e le autorità religiose, che ancora conservino un barlume di dignità, dovrebbero intervenire in modo opportuno ed adeguato.. Ogni silenzio, infatti, è solo una dichiarazione di complicità.