Campo Sud quotidiano aveva deciso di non esprimersi sulla sconcertante polemica sviluppatasi, come un improvviso temporale estivo, sulla commemorazione dei tre giovani massacrati a Roma, nel quartiere Tuscolano, in una tragica notte d’inverno del 1978.
Eppure con la manifestazione del 7 Gennaio di questo nuovo anno, siamo giunti alla 46esima, consecutiva celebrazione di quei ragazzi caduti sotto il fuoco di un commando omicida dell’ultra sinistra capitolina e mai nulla o nessuno aveva provocato, prima d’ora, tanto clamore e richiamato con così tanta ipocrita veemenza “il pericolo fascista” per una commemorazione di caduti degli anni di piombo.
E’ apparsa immediatamente fin troppo palese e “scientificamente” premeditata l’ intenzione della sinistra di “metterla in zuffa”. Soprattutto anzi, quasi esclusivamente, da parte della sinistra parlamentare. Quella del PD e dei 5 Stelle che avrebbero poi inscenato in Parlamento, come in un copione già predisposto, la loro “farsa” con tanto di livore strisciante, nelle interrogazioni parlamentari e negli interventi grondanti di odio nei confronti di poche centinaia di giovani partecipanti alla manifestazione svoltasi nel piazzale della vecchia sezione del MSI di Acca Larenzia. Una manifestazione per altro silenziosa, composta, sentitamente commossa che si è conclusa con l’antichissimo rito del triplice saluto, e il “Presente” rivolto ai caduti.
Era tutto chiaro. Sin dall’inizio. Soprattutto a chi conosce, per averle subite in ogni modo e in ogni circostanza, sin dagli inizi degli anni 70, metodologie e tecniche di mistificazione e alterazione della verità, dei fatti, degli avvenimenti. Pratiche sempre adoperate dalle organizzazioni di sinistra negli scenari e negli accadimenti politici del nostro Paese negli ultimi 40 anni e rispolverate alla bisogna per trarne un evidente e già collaudato vantaggio politico.
Il clamore suscitato quest’anno dalla commemorazione dei caduti di Acca Larenzia era stato immaginato e “programmato” dalla sinistra a tavolino. Tutti sapevano che si sarebbe svolta quella cerimonia in ricordo dei militanti missini trucidati nel 1978. Così come era avvenuto sempre, nei 45 anni precedenti. Quasi li aspettavano con ansia lì, in quel piazzale maledetto della periferia romana. Per mettere a nudo la loro colpa. Il loro “oltraggio” alla democrazia e alla Repubblica antifascista. Colti, come sarebbero stati, con le loro braccia tese in un saluto romano, (a dire degli esponenti sinistrorsi) espressione di violenza e sopraffazione. E che al contrario voleva essere, così come é stato, per la 46esima volta consecutiva, un saluto fraterno, cameratesco, commosso. Il saluto che si può rivolgere con il cuore a tre ragazzi ventenni le cui vite sono state spezzate da una violenza omicida e senza eguali. Ragazzi che non hanno ancora avuto giustizia e che nessuno in questo Paese si preoccupa di occuparsene.
Ed é così che la sinistra nostrana ha confezionato in “laboratorio” l’ennesima montatura politica. “Mettendo a reddito” pretestuosamente questo avvenimento e utilizzandolo da subito per destabilizzare e terrorizzare l’opinione pubblica e, più ancora, per tentare di minare la credibilità della Nazione, fatta passare anche all’estero, per un luogo insicuro, in preda alla violenza di bande di pericolosi terroristi in camicia nera e manganello d’ordinanza.
Ora, a pagare le conseguenze di questa ennesima messinscena da avanspettacolo, ordita dalla sinistra con la consueta e riconosciuta finalità demagogica e ipocrita, saranno solo e soltanto i giovani militanti di destra, fratelli e nipoti virtuali di quei martiri di Acca Larentia che dovranno fare i conti con provvedimenti legislativi sanzionatori fortemente lesivi della libertà di pensiero. Norme raffazzonate e contraddittorie, figlie di un’epoca buia ed oscurantista che non riescono (perché non lo si vuole) a riconoscere una libera espressione del pensiero da comportamenti illeciti e censurabili. Atteggiamenti questi che non si sono mai manifestati in tante e ripetute occasioni in cui sono state liberamente e legittimamente commemorate quelle povere vittime del comunismo più bieco.