La brutta vicenda della truffa dei cartellini all’ospedale Cardarelli di Napoli induce a più di una considerazione oltre appunto il reato in se.
Chi conosce la condizione di crisi della sanità campana e delle enormi difficoltà nelle quali versa , ma conosce allo stesso tempo il sacrificio direi eroico di una parte significativa del personale medico e paramedico, non può che esecrare i delinquenti che rubano ore di lavoro a persone deboli in disagio e spesso a rischio della loro stessa vita.
Chi è stato nel pronto soccorso del Cardarelli (e non solo) può facilmente equipararlo ad un ospedale in zona di guerra e quindi assentarsi dal lavoro in tale contesto è un crimine odioso che merita una punizione esemplare e nessuna scusa potrà mai essere accettata per un comportamento ignobile e lesivo della stessa vita.
Non si potrà mai sapere se quel paziente è morto a causa di un “furbetto” del cartellino, se le condizioni di un ricoverato si sono aggravate perché non gli è stata praticata un’iniezione o se la camera operatoria ha dovuto rinviare degli interventi per carenza di personale.
Non si saprà, ma è fin troppo certo che sia accaduto al Cardarelli ed altrove dove controlli superficiali e le “protezioni” sindacali hanno concesso che la pratica si svolgesse indisturbata.
Luciano De Crescenzo avrebbe detto che gente così non può essere napoletana.
Purtroppo l’imbarbarimento della società, la presenza di una malavita che impone i suoi modelli anche grazie alla loro diffusione televisiva (come accade nella serie tv Gomorra), una classe politica inetta che tiene la Città in una condizione da terzo mondo, fa apparire la vicenda dei cartellini marginale rispetto alle “stese” di camorra, quando in realtà appartiene alla stessa matrice ed è lì che bisogna affondare il bisturi nel tentativo estremo di salvare una Città alla deriva.
Al Cardarelli i furbetti commettono un crimine odioso da punire esemplarmente
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