Il nostro quotidiano si é occupato più volte della crisi drammatica della fabbrica Whirpool di Ponticelli. A partire da quella frettolosa e inconsistente trattativa con la Multinazionale americana che l’allora Ministro, Luigi Di Maio, titolare del Dicastero dello Sviluppo Economico (oltre all’altro incarico altrettanto prestigioso e pertinente di Ministro del Lavoro) volle portare avanti nei Palazzi ministeriali di Via Veneto, sino alla imprevedibile e rapida conclusione della vertenza, con la sottoscrizione di un accordo tra le parti che avrebbe garantito la sopravvivenza della fabbrica e il mantenimento dei posti di lavoro delle maestranze impegnate sul sito produttivo napoletano. Un accordo che il Ministro Di Maio sbandierò ai quattro venti come esempio di concretezza, rapidità e risolutezza della personale azione governativa. Apparve subito il contrario! Troppo labili e inconsistenti le proposte Ministeriali di sgravi fiscali e provvidenze a pioggia per il gruppo industriale metalmeccanico. Carenti e insignificanti gli investimenti per la fabbrica, che la proprietà dichiarava di voler mettere in campo per la ripresa a pieno regime delle attività produttive. Un anno dopo il colpo di scena, con il disconoscimento dell’accordo raggiunto e la comunicazione della Multinazionale di voler abbandonare il sito produttivo di Ponticelli, attraverso la vendita del ramo d’azienda ove venivano realizzati gli elettrodomestici più sofisticati e moderni dell’intero gruppo industriale americano.
Un vero schiaffo in pieno volto per Di Maio e l’intero governo Conte che di li a poco sarebbe diventato il Governo Conte 2. Approfittando infatti della repentina crisi di governo, il buon di Maio sarebbe scappato nottetempo, traslocando con tutto il suo bagaglio di frottole e figuracce nel più comodo e tranquillo edificio della Farnesina. Lì al Ministero degli Affari Estri. Con il nuovo incarico avrebbe fatto dimenticare in fretta gli oltre 160 Tavoli di Crisi aperti nel periodo di sua competenza presso il Ministero dello Sviluppo Economico e ancora in attesa di risoluzione, auspicabilmente positivi. Tra questi, i più famosi e spinosi, proprio quello della Whirpool di Ponticelli; la triste vicenda della Arcelor Mittal di Taranto per la riconversione, bonifica e rilancio produttivo del Polo Siderurgico ex Ilva; la crisi infinita della Alitalia che viaggia con circa tre anni di rinvii, trattative sugli esuberi e strategie di rilancio della compagine che dovrà rilevare il pacchetto azionario della Società . Quando finalmente il Governo sarà in condizione di individuare e scegliere il partners più affidabile……..
La vertenza Whirpool passa a questo punto nelle mani del successore di Di Maio al Ministero dello Sviluppo Economico, il pentastellato Stefano Patuanelli. Si proprio quello che ancora oggi si palleggia la crisi aziendale della fabbrica napoletana con altrettanta “competenza e maestria” del suo brillante predecessore e compagno di partito. E’ superfluo sottolineare che si é trattato di un anno perso, tra sterili incontri fra le parti, proposte su proposte gettate senza molta convinzione sul Tavolo di Crisi e i vertici dell’azienda metalmeccanica che rimangono fermi sul loro proposito iniziale di dismettere la fabbrica e cederne il ramo d’azienda ad altri gruppi stranieri. Con buona pace dei lavoratori cui si profila un futuro incerto e con scarse possibilità di riapertura del polo industriale napoletano. In specie dopo l’ulteriore e tremendo colpo inferto alla nostra economia dalla epidemia di Coronavirus.
Ma in cosa difetta l’azione del Governo in ordine alla risoluzione di queste vertenze per il rilancio di aziende in difficoltà ? Perchè questa crisi aziendale della Whirpool non riesce (come tantissime altre) a chiudersi in maniera soddisfacente per le parti in conflitto permanente? Perché una azienda che produce elettrodomestici sofisticati e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, non riesce o non vuole far ripartire la produzione, malgrado esistano ottime opportunità di mercato per questo segmento di prodotto industriale? E’ il costo del lavoro e degli oneri sociali, contributivi e fiscali che strangolano la nostra economia. Questi, a nostro avviso, i nodi gordiani dell’intera vicenda. La Whirpool é ben consapevole di tali problematiche ed é altrettanto sicura che trasferire la produzione all’estero di elettrodomestici di ottima qualità , determini margini di guadagno molto più elevati per l’azienda. E spinge per questa soluzione, con evidente determinazione, immaginando magari lo spostamento della fabbrica in Slovenia o in Croazia, tanto per non allontanarsi troppo. La multinazionale con diversi altri siti industriali dislocati sul territorio nazionale, sa anche che il nostro governo non può troppo alzare la voce, proprio perchè migliaia di altri dipendenti italiani del medesimo gruppo sono attualmente al lavoro, anche in Campania. Ed una rottura troppo brusca non é auspicabile per nessuna delle due parti (Ministero e Whirpool). Ma la multinazionale degli elettrodomestici é anche ben consapevole che negli ultimi anni, proprio per evitare la chiusura dello stabilimento di Ponticelli, ha proposto ed ottenuto decurtazioni salariali per il personale dipendente, contratti di solidarietà , migliaia di ore di Cassa integrazione e robusti sgravi fiscali concessi dal Ministero dello Sviluppo Economico, per un impegno economico di oltre 20 milioni di Euro in soli due anni.
La Whirpool dimentica o finge di dimenticare, tra l’altro, che anche le altre fabbriche dello stesso gruppo presenti sul territorio italiano hanno percepito aiuti pubblici consistenti. Uno sforzo economico non di poco conto compiuto proprio per assistere adeguatamente le imprese del settore industriale in crisi e scongiurare lo spettro dei licenziamenti in qualsivoglia stabilimento del gruppo in Italia. Ed é per questo che tirare troppo la corda risulta improprio e addirittura criminale. Ma la Whirpool va avanti per la sua strada, forti della conclamata debolezza del nostro Governo. Troppo debole e impreparato a gestire trattative così complesse e articolate.
Occorre, a nostro avviso, agire sinergicamente con l’impegno di più Ministeri, a partire proprio dagli Affari Esteri. Occorre convocare l’Ambasciatore Statunitense in Italia e rappresentargli l’ azione meschina e scellerata del gruppo industriale americano, che alzano il tiro “giocando” sulla la pelle dei lavoratori di Ponticelli e sul loro stato di debolezza psicologica, oltre che economica. Occorre far capire al Governo degli Stati Uniti che questo atteggiamento irresponsabile e dilatorio della Whirpool, orientato esclusivamente al maggiore profitto. non può essere tollerato in un momento, tra l’altro tanto drammatico per il nostro Paese, ancora alle prese con gli strascichi della terribile pandemia. Occorre far comprendere con forza e la opportuna determinazione, che anche il mancato accordo su una trattativa di ordine politico-sindacale può compromettere i rapporti e i vincoli di amicizia tra due popoli. Bisogna che l’Ambasciatore Americano capisca che il dramma del lavoro a Napoli é ancora più pernicioso di altre parti del Paese. E che questa fabbrica sorge in piena città e offre lavoro a oltre 400 lavoratori disperati da anni di promesse e sacrifici indicibili. Che Napoli é la stessa città che ha ospitato per oltre 50 anni le truppe americane e il Comando Generale della Nato e che i rapporti tra la città e la vasta comunità statunitense é stata sempre molto forte e proficua. Pertanto un intervento autorevole del Governo Americano sui vertici dell’Azienda statunitense é assolutamente auspicabile e fortemente atteso dal Governo Italiano. Tanto perché si arrivi al più presto ad una benevola e soddisfacente intesa tra le parti che rilanci il complesso industriale cittadino e restituisca il lavoro e la fiducia nel futuro di tanti lavoratori in seria difficoltà .
Se il Ministro Patuanelli saprà puntare i piedi e alzare la voce con gli interlocutori giusti, in luogo di offendere i lavoratori napoletani della Whirpool per il loro dissenso espresso sulla interminabile vertenza, questa brutta storia troverà presto una soluzione. E così Patuanelli potrà tornare a casa da moglie e figli con l’animo sollevato per aver fatto il suo dovere fino in fondo e nel migliore dei modi. Come si conviene ad un Ministro della Repubblica Italiana.