Sono stati resi noti i risultati delle prove INVALSI che hanno visto coinvolti
moltissimi alunni sul finire dell’anno scolastico.
L’INVALSI, come è noto, è un istituto collegato con il Ministero dell’Istruzione che
sottopone a test di verifica le scuole di ogni ordine e grado.
In quest’anno appena concluso sono state coinvolte le classi seconda e quinta della
scuola primaria, le terze della scuola media ed alcune classi del superiore.
Circa un milione soltanto della primaria sono stati gli alunni coinvolti.
I risultati sono ahimè sconfortanti.
Ancor più se si pensa che la scuola primaria è stata per decenni il fiore all’occhiello
di tutto il sistema scolastico nazionale.
In effetti viene registrato un generale indebolimento in tutte le discipline prese in
esame con particolare riferimento, per la classe seconda della primaria, (la vecchia seconda elementare) delle materie Italiano e Matematica, con indebolimento anche per l’inglese per le classi quinta.
Anche l’analisi a livello territoriale fornisce dati preoccupanti.
Si nota infatti un ulteriore scollamento tra Nord e Sud.
La scuola primaria, nel Mezzogiorno, non riesce, secondo questi risultati, a garantire
pari opportunità con l’ovvia conseguenza di difficoltà che si accentuano a mano a
mano che lo studente progredisce nel corso degli studi nonostante la buona volontà
di docenti ed alunni.
I dati, ovviamente, non forniscono motivazioni.
Proviamo a darle noi.
In primo luogo riteniamo che particolarmente responsabili siano le amministrazioni
locali che non forniscono, nella maggioranza dei casi, edifici idonei e strutture adeguate.
Moltissimi sono ancora, in alcune città del Sud, i fabbricati senza una palestra, senza
un refettorio, talora senza neppure una certificazione di idoneità.
E’ logico che in una condizione del genere anche la buona volontà di docenti ed
alunni non possa essere sufficiente.
Se un alunno, per esempio, che frequenti il tempo pieno o il tempo prolungato, é costretto a consumare il pasto nella stessa aula dove passa l’intera giornata scolastica, se questo bambino non può usufruire di aule multimediali, se non ha uno spazio per momenti di ricreazione o di esercizio fisico, come può fare a rendere allo stesso livello dei suoi coetanei del centro e del Nord?
E le differenze sono marcate anche quando si passa ad esaminare il livello dei
risultati per la terza media o per le classi del livello superiore.
Sarà possibile invertire la tendenza?
Temo che la risposta sia negativa, a meno che questi dati, che sono pubblici e fruibili, non vengano bene interpretati dal Ministero e dal Ministro competente che, in vero, offre continuamente segnali incoraggianti di cambio di rotta nella gestione delle politiche per la scuola.