I nostri lettori ci perdoneranno l’enfasi e la grande soddisfazione come cittadini napoletani, oltre che come operatori dell’informazione. Di sicuro questo é certamente l’articolo più desiderato e caro a tutti noi di “Campo Sud Quotidiano” dopo i numerosi interventi su queste pagine, negli ultimi anni, a sostegno delle ragioni sacrosante dei lavoratori in lotta per evitare la chiusura della fabbrica ex Whirpool di Via Argine, nella periferia orientale della nostra città. Oggi finalmente possiamo tirare un grande sospiro di sollievo: la ex Whirpool é salva. E con la fabbrica che riprende il suo “cammino” produttivo, son salvi i 312 dipendenti dell’azienda, che vedono finalmente conclusa una vicenda tormentata, contraddittoria e certamente allucinante, che ha caratterizzato in maniera drammatica e rocambolesca la vita di decine e decine di famiglie di nostri concittadini negli ultimi 4 anni.
La storia della fabbrica di elettrodomestici di Ponticelli si alternava fra momenti difficili e crisi aziendali ripetute già da alcuni anni, sino all’epilogo drammatico di Settembre 2019, quando i vertici dell’azienda comunicavano ai lavoratori la volontà di cedere lo stabilimento per delocalizzare le produzioni verso taluni paesi dell’Europa Orientale ove il costo del lavoro era abbondantemente inferiore all’Italia. Questa decisione veniva assunta a ciel sereno dai vertici della multinazionale americana, che sconfessavano, tra l’altro, quello che essi stessi avevano concordato solo un anno prima (Maggio 2018) nel tavolo di crisi aperto presso il Ministero dello Sviluppo Economico guidato, a quel tempo, dal Ministro 5 Stelle Luigi di Maio, per tentare di risolvere la crisi aziendale della fabbrica napoletana.
Cosa era accaduto nel frattempo? Il Governo Conte approvava il famigerato “Decreto Imprese” che assegnava a pioggia al gruppo industriale della multinazionale americana 10 milioni di euro per il 2019 e 7 milioni di euro per il 2020 di benefici fiscali, ore di cassa integrazione per il personale ed altre provvidenze statali, ma assegnando queste risorse a tutti gli stabilimenti Whirpool in Italia (7 fabbriche tra Lombardia, Toscana , Marche, Sicilia, Sardegna e due in Campania). Non certo ed esclusivamente alla fabbrica di frigoriferi napoletana che versava in una condizione di maggior difficoltà. Da qui il rifiuto dell’accordo già siglato solo un anno prima con il Ministero e la riapertura della crisi, con la rinnovata intenzione espressa dalla proprietà di bloccare le attività produttive del sito e di dismettere il complesso industriale di Ponticelli.
Nello sconcerto generale per la notizia purtroppo prevedibile per i lavoratori napoletani, nuovamente sprofondati nella incertezza per il loro futuro lavorativo, si aggiungeva la rabbia e lo sdegno per la “fuga repentina” del Ministro Luigi di Maio che abbandonava “nottetempo” il Ministero dello Sviluppo Economico, oltre all’altro Dicastero del Lavoro, sempre guidato da Di Maio e altrettanto competente nella trattativa con la controparte (Whirpool), per trasferirsi armi e bagagli al nuovo (per lui) Ministero degli Esteri (Governo Conte 2) ove avrebbe potuto dimenticare rapidamente le figuracce collezionate come “moderatore” di crisi aziendali spesso “troppo complicate” ed estenuanti, condotte tutte inutilmente e senza competenze specifiche dall’evanescente e inconcludente “bibitaro” negli uffici della centralissima Via Molise, sede del Ministero dello Sviluppo Economico.
Uscito di scena alla chetichella il buon di Maio, abbandonando in una notte i lavoratori e le trattative per affrontare i nuovi scenari della infinita vertenza, le “fatiche” per trovare una soluzione soddisfacente per i lavoratori Whirpool di Via Argine furono attribuite al deputato, sempre dei 5 Stelle, Stefano Patuanelli, che diventò Ministro dello Sviluppo Economico in luogo del Gigino nazionale, suo compagno di partito. Il nuovo Ministro provò senza alcun risultato a dirimere questa grave crisi occupazionale prodotta dalla fuga della Multinazionale americana dal sito produttivo di Napoli Est. Ma, in breve, le trattative sempre più intricate e complesse passarono alle competenze del nuovo Ministro del Governo Draghi (Esecutivo nel frattempo succedutosi al Governo Conte 2), il leghista Gian Carlo Giorgetti.
Quest’ultimo é stato certamente più concreto nell’affrontare la crisi della ex Whirpool, riannodando i fili ingarbugliati della trattativa e intravedendo la possibilità di risolvere la vertenza attraverso il ricorso alle straordinarie opportunità delle “Zone Economiche Speciali” previste, in particolare, per il rilancio produttivo delle aree depresse del Mezzogiorno d’Italia. Questo percorso virtuoso e non certo di facile attuazione, veniva implementato e reso operativo solo dal nuovo governo Meloni, grazie alla caparbia azione e all’impegno competente del Ministro Adolfo Urso, alla guida del Dicastero delle Imprese e del Made in Italy. Nome voluto dal nuovo Governo in sostituzione del precedente Ministero dello Sviluppo Economico, proprio per ribadire la vicinanza dell’Esecutivo alle problematiche delle imprese italiane e sostenerne le attività anche fuori i confini nazionali per un rilancio effettivo e non più procrastinabile dell’economia del Paese.
Il Ministro Urso comprende immediatamente che andavano sostenute le aziende in difficoltà soprattutto nel meridione, senza trascurare nel contempo i bacini di crisi presenti un po’ ovunque in Italia, in specie dopo la crisi pandemica e le nuove turbolenze economiche seguite alla invasione russa in Ucraina. In particolare necessitava dare risposte concrete ai problemi della perdita del lavoro per migliaia di addetti del comparto metalmeccanico da nord a sud dello stivale.
Con l’approvazione del Protocollo di Intesa del 21 Ottobre 2022 con Enti Locali, Organizzazioni Sindacali, Prefettura di Napoli e Commissario Straordinario di Governo per la ZES Campania, Zona Economica Speciale, (solo un mese dopo l’insediamento del Governo Meloni) propedeutico alla pubblicazione di un apposito Bando Pubblico (datato 30.1.2023) per la individuazione di un soggetto industriale interessato a rilevare l’azienda in crisi, il Ministro Adolfo Urso avviava la fase più delicata ma definitiva per la risoluzione della vertenza ex Whirpool di Napoli. La ZES infatti acquisiva la fabbrica con relativo personale e apparecchiature industriali, offrendo la opportunità alla nascente azienda di poter godere di tutti i benefici fiscali e normativi oltre che alla semplificazione amministrativa delle procedure di realizzazione di nuovi impianti industriali in zona ZES.
L’esito del Bando Pubblico premiava il Gruppo Industriale TEA TEK, leader del settore telecomunicazioni, energia ed automazione con sede ad Acerra. Un gruppo industriale in forte espansione anche all’estero grazie alle produzioni di pannelli fotovoltaici distribuiti in tutto il mondo. E così, grazie ad un impegno finalmente competente ma soprattutto instancabile del Ministro Urso, il 1° Maggio di quest’anno si é data la notizia dell’avvenuto e definitivo salvataggio della ex fabbrica Whirpool di Ponticelli, con il riassorbimento dei 312 lavoratori che, d’ora in avanti, saranno impegnati nella produzione di pannelli fotovoltaici di ultima generazione presso il medesimo stabilimento di Via Argine ma sotto le insegne di un gruppo industriale di tutto rispetto e in crescita esponenziale. Lavoratori tra l’altro garantiti dall’ombrello pubblico costituito dall’inserimento della fabbrica in Zona Economica Speciale.
Un risultato più che lusinghiero e soddisfacente che ripaga i lavoratori napoletani delle enormi sofferenze di questi ultimi anni; garantendo loro finalmente sicurezza e dignità, oltre che maggiore serenità alle famiglie così duramente provate da 4 anni interminabili di lotte per il lavoro. Un risultato inimmaginabile fino alla intuizione brillante degli attuali attori governativi, che restituisce credibilità alle Pubbliche Istituzioni e infonde nuova fiducia nella Politica con la P maiuscola.