Dopo le dichiarazioni e gli appelli lanciati al ministro Gennaro Sangiuliano relativamente alla cultura come leva di sviluppo economico del nostro Paese, il prof. Gianni Lepre, volto noto del Tg2 Italia, torna a far parlare di se con una missiva inviata al ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Lepre, che tra le tante cariche è anche presidente del Club delle Eccellenze del Made in Italy, si rivolge direttamente al capo dell’ex dicastero dello Sviluppo Economico chiedendo un incontro e sottolineando la sua totale messa a disposizione per quanto riguarda i problemi legati al Mezzogiorno del Paese. “Conosco il ministro Urso – esordisce Lepre – e sono convinto del fatto che chi lo ha voluto a capo del settore marketing del Sistema Paese, per dirla in maniera sbrigativa, ci ha visto lungo ed ha considerato la sua proverbiale lungimiranza. Adolfo Urso redasse la prefazione di una delle mie pubblicazioni universitarie nel 2010, ed allora ebbi modo di conoscere il suo piglio, la sua tenacia, e soprattutto la lunghezza di vedute che gli consentirà adesso di promuovere e tutelare il marchio Italia nel mondo contro la concorrenza sleale e la contraffazione di cui siamo vittime sacrificali sull’altare della globalizzazione”. Il professore Lepre che tra le altre cose è presidente della Commissione Reti e Distretti Produttivi di Odcec Napoli, ha poi continuato: “Ciò che chiedo al ministro Urso è semplicemente quello che oramai dico da decenni: La promozione e lo sviluppo del sistema Paese devono partire dalle nostre eccellenze, quindi dal Made in Italy, che guarda caso è l’unico marchio al mondo che descrive un Paese intero e non un semplice brand. Ovviamente la crisi geopolitica internazionale, l’inflazione che sta annichilendo le migliori economie e le incognite sulla guerra, non lasciano spazio a descrizioni realistiche circa i tempi di una ripresa che pure era partita spedita subito dopo l’ondata covid. Sul Sistema Italia pesano anche concorrenza sleale in ambito comunitario e contraffazione dei prodotti d’eccellenza che rendono il percorso ancora più tortuoso e pieno di insidie. Ma nonostante queste ultime, che possono apparire delle negatività, ili sistema produttivo tricolore può essere rivisto e ripensato considerando le produzioni di punta, e quelle filiere come il turismo, l’agroalimentare, l’artigianato ed oggi anche il Sistema Beni culturali che possono essere subito spendibili in ambito nazionale ed internazionale”. Il noto economista ha poi concluso: “L’Italia detiene tante aree-culla dalle quali tanti brand sono nati: pensiamo all’arte orafa, la sartoria, l’artigianato delle materie prime, il settore nautico, e poi quelle che la natura ci ha donato come il paesaggio, l’ecosistema, un clima perfetto, una geolocalizzazione unica al mondo, l’economia del mare. Ripartire da tutto questo significa tornare ad essere unici e non semplicemente competitivi.