Si scrive Almaviva, si legge precarietà eterna ed eterna crisi occupazionale. E, come spesso accade, a farne le spese sono sempre i più deboli e cioè i lavoratori del Sud.
I dipendenti Almaviva, infatti, impiegati – purtroppo per loro – sul servizio 1500, numero di utilità pubblica del Ministero della Salute per l’emergenza COVID-19, continuano a subire una percentuale di cassa integrazione sempre in continuo aumento toccando per il mese di novembre addirittura il 90%.
Le notizie giungono alla nostra redazione tramite Concetto Sicali, storico leader e rappresentante sindacale del sito Almaviva di Catania, uno di quei siti che all’inizio dell’insediamento di Almaviva in Sicilia doveva rappresentare il fiore all’occhiello di un progetto ambizioso che attraversi il Contact center Alitalia e Vodafone avrebbe dovuto portare addirittura alla nascita tra Palermo e Catania del Polo italiano dei servizi alle Telecomunicazioni e dell’IT.
Oggi, invece, assistiamo allo smantellamento totale di Almaviva da segmento CRM (Customer service) e alla crisi occupazionale di migliaia di lavoratori e famiglie che dal Lazio alla Sicilia, passando per la Campania sono prossime al licenziamento dopo aver lavorato per più di vent’anni – praticamente mezza vita lavorativa – al servizio di un’azienda che all’inizio degli anni 2000, grazie all’ora Governo D’Alema, approfittando dei crediti di imposta assunse al Sud più di 2000 persone, per la maggiore parte giovani e in maggioranza donne, che su questo lavoro hanno costruito dal 2000 al 2020 il loro progetto di vita, mettendo su famiglia e impegnandosi per venti o trent’anni in mutui e prestiti per far partire le loro vite.
Oggi, dopo aver servito il Paese per l’ennesima volta con spirito di abnegazione, impegnati sul nunero verde 1500 per l’emergenza Covid, ponendosi al fianco dei cittadini che hanno trovato in loro una guida, un aiuto, un amico e soprattutto comprensione, questi lavoratori sono stati letteralmente abbandonati, usati e dimenticat,i perché ormai il lavoro per loro non c’è più, l’azienda ha deciso che non devono più essere riportati nel servizio di appartenenza a causa della decisione di disdire la commessa Vodafone che per anni è stato il primo bacino di lavoro per migliaia di lavoratori palermitani, catanesi e napoletani.
Un gioco sporco sulla pelle dei lavoratori dettato da logiche industriali che dovrebbe tener conto del futuro di migliaia di famiglie meridionali che su questo lavoro hanno costruito la propria vita e il proprio futuro.
“Nessuna risposta è giunta alla mia lettera all’azienda con la quale, come Rsu, richiedevo un confronto – dice Sicali – non si può più restare in silenzio di fronte a un’azienda da una parte e alle Istituzioni dall’altra che continuano, in modo unilaterale, a fare alchimie sul nostro futuro. Siamo di fronte – prosegue l’esponente sindacale – all’ennesima macelleria sociale sul nostro territorio, già martoriato e che sicuramente non aveva bisogno di quest’ennesimo carico”.
Al momento sono in corso contatti con il Mise e si spera che il nuovo Governo possa affrontare presto la vertenza dei 523 operatori Almaviva che in tutto il Sud attendono di conoscere il proprio destino dopo aver gestito per tutta la fase dell’emergenza pandemica per conto del Ministero della Salute il servizio 1500 che terminerà alla data del 31 dicembre.
SOCIETA’ ALMAVIVA : L’ENNESIMO COLPO GOBBO ALLA OCCUPAZIONE NEL MEZZOGIORNO !!
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