Napoli, l’Est che non piace a nessuno. Gianni Lepre (economista) puntare sulla zona orientale della città è lungimiranza imprenditoriale”
L’ex area industriale di Napoli non piace a nessuno, un po per i miasmi di gasolio dovuti agli ex impianti di stoccaggio ancora presenti nell’area, sia per una malavita scatenata, con la quale scendere a compromessi è tempo perso. Stiamo parlando di tutta quell’area che dal Rione Gianturco conduce ai popolosi quartieri di San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli dove neppure il trasporto pubblico gradisce arrivare. E se nella “famigerata” Scampia, savianesca patria di ‘Gomorra’, l’Università Federico II aprirà una delle sue sedi universitarie, nella zona orientale nessuno vuole metterci mano.
Eppure Napoli est è una zona ricca di possibilità, nella stretta adiacenza del Centro Direzionale partenopeo, il cui skyline ricorda tanto qualche scorcio di Manhattan; come anche per la presenza del prestigioso Ospedale del Mare, centro polispecialistico all’avanguardia; non per ultima la Marina di Vigliena, per la quale tanti progetti erano in campo ma nessuno è mai seriamente decollato. Ma perché? Perché quest’area della metropoli partenopea è considerata un sud nel sud? Perché in campagna elettorale si spende e si spande, ovviamente solo con la bocca, per poi abortire il tutto all’atto pratico? Siamo andati a chiederlo all’unica persona sprovvista di peli sulla lingua: il prof. Gianni Lepre, opinionista economico del TG2 e nostista di Italpress e Agenzia Stampa Italia.
“Le cose un po più complicate non le cerca nessuno, e l’area industriale, o almeno, ex industriale di Napoli, ne è un esempio palese – sottolinea il prof. Lepre – per l’oscurantismo politico ed istituzionale di cui ‘gode’ l’intera area”. Il noto economista, volto popolare del Tg2 Italia ha poi proseguito: “ L’intera zona orientale della città è un vasto laboratorio della cosiddetta transizione socio-ecologica che potrebbe passare dall’attuale area a forte degrado, a territorio riqualificato e sostenibile per tante filiere industriali. Il nodo sostanziale è individuare una strategia unica e condivisa per contrastare le diseguaglianze sociali e le devastazioni ambientali, riconvertendo quelle misure di governo nazionale, regionale e locale, che fino ad oggi non sono state in grado di assicurare la trasformazione e la promozione dei luoghi e degli insediamenti produttivi”. Lepre che tra le altre cose è presidente della Commissione reti e Distretti Produttivi di ODCEC Napoli, ha poi proseguito: “Puntare sulla zona orientale della nostra città, non è solo un dovere istituzionale, ma è anche e soprattutto lungimiranza imprenditoriale, quella finalizzata a concepire e divulgare le grandi potenzialità di un’area vastissima che da una parte confina con il mare, la risorsa delle risorse, e dall’altra con il centro di una delle capitali del Mediterraneo, patrimonio UNESCO”. Il prof. Lepre ha poi concluso: “Il dramma di Napoli Est dall’esplosione del deposito Agip del 1985 alle bombe ecologiche di oggi, tra bonifiche mai realizzate, patologie tumorali conseguenti e nuovi progetti socio-economici come ad esempio la Zes, e quelli energetici come il deposito Gnl, hanno provocato all’intera area una totale disaffezione da parte degli investitori, nonostante l’esistenza in zona di meritevoli iniziative come il Polo delle Eccellenze Campane dell’enogastronomia, vera e propria calamita per turisti e non solo. Per questo bisogna tornare a parlare di NapoliEst delle sue enormi potenzialità, magari individuando progetti di riqualificazione ambientale ed industriale attraverso i fondi dedicati del Pnrr, e perché no, anche rintracciando risorse di quel ‘Patto per Napoli’ che fin qui ha rappresentato solo sterile propaganda”.