Ascoltare i telegiornali regionali o leggere i quotidiani cittadini, in queste ultime settimane, stringe di angoscia e di rassegnazione anche i più ottimisti cittadini una Napoli per molti versi abituata a convivere con le sue difficoltà ataviche; con i disagi di tutti i giorni trasformati in insopportabile normalità. Eppure, mai queste cronache cittadine erano state così tragiche e disarmanti, crude e raccapriccianti, fino al punto di accantonare o riporre in un cassetto quel “fatalismo cosmico” che pervade da sempre, geneticamente, ognuno di noi cresciuto tra le mille contraddizioni di questa città.
Una grande metropoli presenta bene o male le stesse problematiche di violenza giovanile, di criminalità incontrollata, di disagio sociale diffuso. E questo é un dato purtroppo omologabile a molte realtà urbane in Europa, negli Stati Uniti e in ogni parte del mondo.
Un fenomeno che all’estero si prova ad arginare in ogni modo possibile. Talvolta con successo, ma tuttavia con dispiego di forze, energie sociali e risorse economiche non trascurabili.
Ed é qui che casca l’asino!
Da noi si parla continuamente e spesso a “vanvera” del caso Napoli; si discute delle problematiche sempre crescenti di questa città, si rispolvera il vecchio e abusato ritornello della città invivibile e truffaldina, ma alla resa dei conti tutto rimane immobile e, al massimo, si riesce a spostare da altre sedi qualche poliziotto in più per rimpolpare l’organico fin troppo esangue e sottodimensionato delle Forze dell’Ordine. Nonostante la realtà di una nuova criminalità dilagante che molti fingono di non vedere. E quel che turba maggiormente é la consapevolezza che ormai va sempre più diffondendosi una mentalità criminale che é divenuta tutt’uno con il comportamento e l’agire criminale. Ma anche negli atteggiamenti ordinari e fin troppo spavaldi di cittadini comuni. Così negli uomini e, allo stesso modo, negli adolescenti. E sempre più spesso anche nelle donne. Ma nessuno, oltre le chiacchiere, si preoccupa di investire risorse adeguate per restituire a Napoli senso civico, dignità, sicurezza e lavoro.
L’incremento esponenziale della criminalità é un problema culturale? Certamente si. Nella città dove la scuola fa acqua da tutte le parti tra l’indifferenza generale, dove gli insegnanti vengono nominati e assegnati alle proprie cattedre mai prima delle vacanze natalizie; dove il problema della dispersione scolastica viene annunciato e quantificato scuola per scuola dai Dirigenti scolastici e trasferito sulle scrivanie competenti di “solerti” Dirigenti o Amministratori cittadini che non leggono neppure le risultanze di quel grave fenomeno che coinvolge le famiglie e l’intera collettività; dove le palestre sono un ricordo di gioventù dei genitori, se non dei nonni degli attuali studenti che frequentano le scuole napoletane; ove la possibilità di estendere gli orari di lezione sino al pomeriggio rimane un miraggio, negando la possibilità di tenere più a freno e controllati tanti bambini in età evolutiva cui la scuola può offrire molto più della famiglia in termini di socializzazione e di apprendimento di elementari norme di comportamento, ebbene si, possiamo dirlo senza timore di smentite: la criminalità é un problema (anche) culturale. Ma non soltanto!
Non possiamo liquidare il ragionamento attribuendo tutte le responsabilità alla scuola o alle Università o, ancora, alla scarsità di eventi culturali o all’insufficiente azione di uomini e donne di cultura, al contrario fortemente impegnati a porre in essere nuove, efficaci e coinvolgenti iniziative di promozione culturale in una città già sofferente.
Non possiamo, soprattutto, attribuire solo e soltanto a “questioni sociologiche” le attuali criticità di Napoli e del suo hinterland: disoccupazione, disagio sociale, sovraffollamento di taluni quartieri periferici, carenza di servizi essenziali, degrado urbano. Questi elementi sono certamente presenti, anzi endemici e fortemente condizionanti. Ma non é utile alla città ne corretto intellettualmente utilizzare questi argomenti di disagio sociale diffuso del territorio come giustificazione di tutti i mali che affliggono la nostra città. Non é più proponibile quella retorica tanto cara alla “intellighenzia” di sinistra che a partire dagli anni 60 e 70 ha provato a giustificare ogni distorsione, ogni rigurgito di criminalità soprattutto giovanile, ogni comportamento ai limiti della tolleranza e della liceità perpetrata anche a livello minorile, evitando di affrontare concretamente le ragioni autentiche dello sfascio, in uno con le responsabilità politiche, amministrative e sociali di una classe politica fortemente inadeguata e strafottente. Tanto a livello locale, con amministrazioni comunali di qualità e affidabilità sempre più scadenti ed evanescenti, quanto a livello nazionale ove la drammaticità delle condizioni del mezzogiorno, nel suo insieme, hanno solo prodotto una infinità di inutili convegni e “passerelle” sul tema o innumerevoli manifestazioni di protesta per le vie di Roma che non hanno mai cavato un ragno dal buco. (vedi vertenza Whirpool, tanto per ricordare la più recente!)
Non si può pensare che episodi gravissimi come il lancio di acido sul volto di ragazze in motocicletta possa essere archiviato come un “normale” atto di criminalità urbana. Non é possibile assistere alla “escalation” di omicidi di camorra o regolamenti di conti tra gruppi malavitosi in pieno centro urbano e in pieno giorno. Non é possibile consentire che interi quartieri della città diventino teatro di azioni criminose di bande di adolescenti, come accade da tempo nella zona di Marechiaro o nelle piazze di Chiaja o del Vomero, liquidando il fenomeno con l’ammissione di impotenza delle Forze dell’Ordine, impossibilitate per motivi di organico a svolgere una adeguata attività di presidio del territorio.
Non é pensabile che il Corpo della Polizia Municipale presenti vuoti di organico così macroscopici (e non da oggi!) e che i concorsi in itinere, programmati recentemente dal Comune di Napoli, non tengano conto anche del personale che entro quest’anno lascerà il servizio per limiti di età. Con il risultato di non aver per niente coperto i buchi attualmente esistenti.
Potremmo continuare per molto tempo ad elencare i “drammi” irrisolti della città e la inconcludenza cronica dell’attuale Amministrazione Civica. Tenendo conto che ormai, ad un anno dalle elezioni comunali, il Sindaco e la sua Giunta dovrebbero avere un quadro abbastanza completo delle criticità e delle sofferenze di Napoli ed intervenire adeguatamente. Ma ormai é chiaro a tutti, malgrado il proverbiale ottimismo dei napoletani, o piuttosto il fatalismo cronico della cittadinanza, che la musica é sempre la stessa. E che risolvere il problema del degrado urbano, piuttosto che gli estenuanti e insopportabili disservizi dei mezzi pubblici in città, o ancora, arginare le “nuove tendenze” dei giovani graffitari che prediligono sempre più i monumenti storici per comporre le loro “opere artistiche” siano sì, questioni importanti da affrontare, ma non certo prima che il PD (partito di maggioranza in Consiglio Comunale) abbia risolto il problema della nomina di un Commissario Straordinario per la Segreteria Regionale del Partito di Letta, dopo che svariati nominativi di candidati locali sono stati già “impallinati” da fazioni contrapposte e belligeranti di iscritti al PD.
Con queste premesse e con questa classe politica (che poi é sempre la stessa da oltre trent’anni!) hai voglia di subire ancora a lungo l’inerzia e il vuoto assoluto nel governo della città………….!!