venerdì, Novembre 22, 2024
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IL D.D.L. ZAN ESCE DALLA PORTA DEL PARLAMENTO ED ENTRA DALLA FINESTRA DI TUTTE LE SCUOLE.

Proprio così. Non è bastata la decisione del Parlamento di scrivere la parola “fine” su quel Decreto obbrobrioso proposto dal membro – non è una discriminazione! – della Camera dei Deputati il pdino Alessandro Zan, che questi ci riprovano attraverso altre vie.
Un ulteriore smacco per quel Parlamento rappresentante del popolo (fu) sovrano agli ultimi rantoli, dopo essere stato esautorato, tra l’indifferenza  e  la convenienza – generale in cui ancora è aperta la caccia ai 23 franchi tiratori proprio tra PD, 5 stelle e Leu che hanno affossato la proposta di Zan.
Con la Circolare (ancora una circolare!) come quelle con cui il Viminale ha tentato di mettere le pezze a provvedimenti e leggi pieni di buchi che il governo dei migliori aveva partorito, per l’esattezza la – n. 1211 del 4 maggio 2022 il Ministero dell’Istruzione, lo stesso Ministero dove sono stati partoriti i banchi con le rotelle, l’uso indiscriminato della mascherina sopra i 6 anni – ovvero dalla scuola dell’obbligo – e il vaccino obbligatorio per poter insegnare, vigilare e pulire le aule, compreso di certificazione verde per l’accesso anche per la firma di un modulo al plesso scolastico, istituisce la “giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia”. Prendendo a pretesto una risoluzione del Parlamento europeo – che, come e ormai più di quello italiano, non serve perfettamente a nulla, visto che a Bruxelles decide tutto la Commissione Europea alla cui scelte i cittadini non partecipano – i docenti e le scuole di ogni ordine e grado sono invitati(?) a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Occasioni di approfondimento, che equivale a indottrinamento da parte delle scuole che in-formano, ovvero buttano dentro la testa, nozioni del tipo “tu puoi decidere di che sesso essere”, “sappi che se ora in bagno fai la pipì in piedi, alle scuole superiori potrai essere donna” e amenità simili.
Nell’ottica del rispetto non si potrà chiaramente dire che le donne dovranno concepire con un uomo o che i maschietti non potranno partorire: al bando la complementarità!
Occasioni di approfondimento, mica una discussione o un confronto. Vizietto tipicamente propagandistico di un’ala di questo sciagurato paese. D’altronde questa è la scuola che abolisce la festa del papà e della mamma per rispetto di chi “una mamma ed un papà non ce l’ha” – che poi i docenti sanno benissimo che, seppur in provetta e in un frigorifero, un papà e una mamma ci deve essere per forza, ma che forse è solo assente in nome della distruzione della famiglia tradizionale -, che abolisce il Natale e lo modifica, stravolgendo, in nome del proprio mos maiorum per rispetto di chi nel Natale di Cristo non crede, ma si ferma ugualmente il 25 e il 26 di dicembre, come da calendario di quel posto in cui ha scelto di vivere.
L’agenda è nota e il programma non deve essere fermato: si dovrà iniziare a scoprire il proprio corpo già all’asilo e, se fatto bene, il ciclo – mica il termine non rispetta lo standard del politically correct? – si dovrà concludere alle medie con l’insegnamento, non solo teorica, della masturbazione. In quelle stesse scuole in cui finanche la carta igienica dobbiamo portarci da casa!
Quelle scuola misurata, o meglio, monitorata con i test invalsi da Bruxelles che ci bacchetta su tutto, tranne che sulla qualità della scuola. Che, tuttavia, ancora riesce a sfornare eccellenze che poi gli altri Paesi vengono puntualmente a rubarci. Capaci di tutto, istruiti capillarmente, ma privi di ogni senso critico, di ogni elementare ragionamento: esiste più una educazione civica? Lo studio del Diritto – sempre e più solo commerciale e per di più in inglese – scuote in me quella coscienza utile a capire se la Costituzione italiana è davvero la più bella del mondo? È in atto un vilipendio del diritto (romano) in ogni azione dell’attuale vivere civile? Esiste in questo famoso diritto – visto che da ogni sperduto angolo di questa Terra studiano il nostro, quello romano – una legge che tuteli e condanni le discriminazioni in base all’orientamento sessuale? Sì, esiste già. Dunque, perché allora questa solfa trita e ritrita, impresentabile e puntualmente ripresentata dell’omofobia, bifobia, transfobia che pare il “lascia o raddoppia” dei termini? È davvero una legge – che poi non è nemmeno tale – che tutela le diversità – che poi sarebbero le vere ricchezze – o è un provvedimento liberticida, volto a zittire ogni voce contraria alla vulgata del politicamente corretto? Provvedimenti che vedono in prima linea sia il deputato Zan – che, a dirla tutta non rappresenta nemmeno le comunità lgtpq e che sopravvive persino alla blasfemia alfabetica della lettera Z, inesistente nell’alfabeto cirillico – sia Mario Mieli, teorico omosessuale che è arrivato a sdoganare persino la pedofilia attraverso percorsi di transizione – abbiamo anche un ministero con tale aggettivazione! Ma non stupiamoci: nell’Italia unita dal 1861 abbiamo pure un Ministero per il Sud senza che qualcuno gridi alla discriminazione!
Il tutto accadrà oggi, in ogni scuola d’Italia, tra il silenzio interessato e il disinteresse ben mascher(in)ato di tutti, in un’anonima mattina di maggio di fine anno scolastico. Dire che queste derive sono pericolose non è discriminazione: è la realtà. Quella nostra attuale realtà in cui persino la libertà è diventata una opinione.

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