Da qualche giorno notiamo, con sufficiente e prudente soddisfazione, che si ricomincia a parlare dello scandalo del verde urbano tartassato e distrutto da Amministrazioni Comunali che negli ultimi venti anni son riuscite, con la propria inerzia e strafottenza, a far più danni del “Punteruolo Rosso” e di tutte le altre patologie vegetali che possano aver colpito il patrimonio arboreo della nostra città.
Si riparla, finalmente, (ma per ora si chiacchiera soltanto piuttosto che agire nell’immediato) dello scempio compiuto con l’abbattimento di tutti i pini di Viale Virgilio (duecento piante e più abbattute scelleratamente) e di tutte le panoramicissime strade di Posillipo che facevano da corollario all’imponente accesso del Parco Virgiliano. Polmone verde cittadino, quest’ultimo, che versa anch’esso in uno stato di abbandono indicibile con una evidente e progressiva perdita di pini, lecci, querce e ogni altra specie protetta di alberazione di alto fusto. Uno scenario non certo diverso da quel che é accaduto nella settecentesca Real Villa Municipale di Chiaja, voluta da Ferdinando IV di Borbone e realizzata dall’Architetto Carlo Vanvitelli tra il 1778 e il 1780. Un giardino storico di ineguagliabile bellezza a due passi dal mare di ben oltre 100.000 metri quadri per un chilometro di lunghezza, da Piazza Vittoria a Piazza della Repubblica. Un tracciato suggestivo che corre parallelamente alla sontuosa Riviera di Chiaja, disseminato di edifici di pregio quali la Casina Pompeiana, la Stazione Zoologica con l’Acquario, la Cassa Armonica in ghisa e vetro e poi innumerevoli fontane, statue neoclassiche, busti in marmo di illustri concittadini, con i tempietti del Tasso e di Virgilio. Un autentico tesoro a cielo aperto ove vent’anni fa e non di più si poteva godere di una vegetazione lussureggiante, superba, sufficientemente curata da una schiera di giardinieri ormai estinta come i dinosauri dell’era Mesozoica. Un luogo prezioso e godibile per i napoletani ove era possibile ammirare specie botaniche di rara bellezza. Poi l’oblio! Nei venti anni della “esperienza” (o se preferite, della disavventura) amministrativa della città a guida Iervolino (2001/2011) e poi De Magistris (2011/2021) la Villa Comunale di Napoli ha subito di tutto: dalla sospensione delle attività manutentive del verde, all’apertura dei cantieri della linea 6 della Metropolitana che ha letteralmente invaso ben oltre il 50 per cento dell’intero percorso, da Piazza della Repubblica a Piazza San Pasquale. Un cantiere infinito ed invasivo che ha devastato un gioiello della città, una perla autentica dell’Architettura neoclassica.
Ma, come é facile immaginare, (e questo i napoletani lo sanno bene….) non c’é un parco cittadino che non versi nello stesso degrado diffuso, sino alle aiuole e le aree verdi di ogni quartiere, ove proprio il verde é l’unico colore sparito. Tranne i pochi casi ove queste aree e le aiuole vengono affidate alle cure degli esercizi commerciali o dei condomìni. Affidamento che esplicita la resa incondizionata dell’Amministrazione Comunale rispetto alla manutenzione e la cura del patrimonio arboreo pubblico.
Il più emblematico é sicuramente il caso del palmeto storico di Viale Augusto a Fuorigrotta, comprensivo delle aiuole laterali poste sui due marciapiedi dell’arteria stradale, da Piazza Italia al Piazzale Tecchio: un chilometro e poco più di un meraviglioso boulevard con palmeto libico centrale realizzato in soli 2 anni, in concomitanza con i lavori per la realizzazione della Mostra d’Oltremare (1937/1939) cui il monumentale viale urbano doveva fungere da accesso diretto al grande intervento urbanistico-architettonico che si apriva nell’immenso piazzale dell’Impero (oggi Piazzale Tecchio). Tutti i napoletani e, probabilmente non soltanto i nostri concittadini, conoscono le disavventure recenti di questo viale e di questo splendido palmeto, unico esempio in Italia di arteria cittadina a doppia corsia con giardino centrale e aiuole laterali adornate da palme libiche autoctone.
Il palmeto che non c’é più! Divorato dal cosiddetto “punteruolo rosso”, un insetto volatile, di origine asiatica, per meglio dire un coleottero particolarmente aggressivo che, se contrastato repentinamente con terapie chimiche adeguate e ricorrenti vaporizzazioni del fusto e del fogliame con specifici antiparassitari, può salvare la pianta infestata e bonificarla definitivamente. Ma gli agronomi (??) del Comune di Napoli erano di parere diverso. E si decise di attendere l’evoluzione della “epidemia” del punteruolo rosso. Senza provare alcun tipo di “terapia” specifica. Il risultato é sotto gli occhi di tutti. Il meraviglioso palmeto del Viale Augusto é diventato un cimitero di tronchi d’albero nudi e spettrali che ancora oggi raffigura in maniera plastica ed eclatante il totale fallimento di oltre vent’anni di gestione politica della sinistra napoletana, dal Comune di Napoli alla Regione Campania.
E cosa c’entra la Regione Campania nella distruzione colpevole delle palme, vi domanderete?
La risposta é nelle carte, anzi scartoffie degli uffici tecnici comunali. E per la precisione del Servizio Strade, decoro urbano, grandi assi viari del Comune partenopeo. Questo ufficio, nei primi mesi del 2019 e dunque già tardivamente, si accorgeva dello stato comatoso del Viale Augusto. Tentava pertanto di porre urgente rimedio attraverso un progetto di riqualificazione complessivo dell’importante arteria cittadina. L’elaborato tecnico partiva dalle condizioni della pavimentazione stradale, rese pericolosissime per l’eccessiva usura del tappetino bituminoso, all’indispensabile rifacimento dei marciapiedi dissestati, fino alla improcrastinabile “valorizzazione” (la parola valorizzazione é testuale!) della fascia verde centrale del viale con l’implementazione delle essenze arboree con palma washingtonia (bontà loro) per costruire un filo conduttore con il passato e non alterare la percezione del paesaggio…..(anche questa frase é testuale, sempre bontà loro!).
Fin qui, potremmo dire: meglio tardi che mai! Purtroppo la beffa si manifesta leggendo attentamente le modalità, tempi di realizzazione delle opere e fonti di finanziamento previste. Procediamo dunque con ordine: l’Ufficio competente per la progettazione dell’opera é, come abbiamo detto, il Servizio Strade e decoro urbano del Comune di Napoli. La data di avvio risulta Maggio 2019. La data presunta di ultimazione dei lavori non é indicata. L’importo dei lavori é di Euro 2 Milioni e 600 mila. L’intervento è stato previsto con il Programma Operativo Complementare al POR FESR 2014/2020 (ma in realtà mai avviato!). La fonte finanziaria é ascritta al Piano di Azione e Coesione. L’Ente finanziatore é la Regione Campania. Stato dei lavori………..mai partito!
Morale della favola? Una bufala! Regalata da Comune e Regione con tanto di fiocco ai cittadini napoletani. Il progetto probabilmente sarà stato pure predisposto. Ciò che manca è la volontà concreta, in primis della Regione Campania, di realizzare quest’opera pubblica già inserita nella programmazione dei finanziamenti Europei (così come indicato e pubblicato dal Comune di Napoli).
Ma non bisogna lagnarsi troppo. Il nostro Presidente De Luca é troppo impegnato in questioni molto più importanti del pur evidente degrado della Villa Comunale di Napoli o del Virgiliano o del palmeto di Viale Augusto. Tra la recente condanna comminata dalla Corte dei Conti per aver erogato indennità non dovute ad uomini del suo Staff (Vigili Urbani del Comune di Salerno), le ulteriori indagini della Corte dei Conti sull’acquisto inutile delle Card Sanitarie Regionali e l’Avviso di Garanzia della Procura di Salerno sul malaffare delle cooperative di lavoro e voto di scambio, sembrerebbe davvero troppo pretendere dallo sceriffo De Luca un occhio attento sulla città di Napoli, già particolarmente devastata dai suoi compagni di partito in trent’anni abbondanti di sciagurata guida della città. (Era Bassolino compresa!).