lunedì, Novembre 25, 2024
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IL DOVEROSO RICORDO DEI MARTIRI DI NASSIRIYA. L’Italia si inchina al sacrificio dei nostri militari.

A sera i riflettori si spengono sulla “tragedia più grande dalla seconda guerra mondiale ad oggi”.
Nassiryia è oggi una tragedia matura, ma non bastano le luci  delle diciotto candeline ad illuminare la verità e i colpevoli che continuano a stare nell’ombra, nel buio, al sicuro.
Il rituale propone, come da protocollo, scarpe lucide, divise lustrate, galloni tirati a lucido, anche con un po’ di saliva che non gusta mai.
Uomini impettiti che si gonfiano nel pronunciare parole vuote come libertà, giustizia, pace. Più vuote degli “uocchi” ormai privi di lacrime di una mamma e di un padre che hanno dato un figlio alla Patria che sua volta lo ha affittato ad altri. Più vuoto di un posto a tavola per un orfano ammutolito, più vuoto del posto in un letto troppo grande per una vedova.
Non c’è più nemmeno l’immagine di Martin Fortunato, 8 anni e lacrime sotto il basco amaranto di papà ormai avvolto dal tricolore. Non è più la sua tragedia ora che di anni ne ha 26.
Gli hanno raccontato che il suo papà laggiù era andato per proteggerci, ma 18 anni dopo proteggiamo quelli che da laggiù vengono e andiamo pure a prenderli. Gli hanno raccontato che suo papà portava la pace, ma è strano vedere dopo 18 anni che gli stessi colleghi di suo padre picchiano il proprio popolo, interrompono funzioni religiose, o meglio solo la Santa Messa, che irrompono nelle case di quelli che hanno giurato di difendere.
Che bello, tutti fratelli, la bandiera italiana, nessuno è fascista. O forse sì. 10, 100, 1000 Nassiryia fu il modo consueto di festeggiare degli antifascisti. La bandiera italiana è seconda a quella blu con le stelline e sostituita ormai da quella arcobaleno. Che non è della pace, ma del pacifismo. Che è quella dei gay pride ma, vedrete, andrà tutto bene.
Dopo 18 anni di puro rituale retorico, forse si potrebbe iniziare a chiedere al governo di allora cosa sanno oggi di ciò che sapevano già 18 anni fa circa l’azione terroristica preparata contro la Maestrale, del camion di fabbricazione russa con cassone blu imbottito di esplosivo. E questo è solo ciò che è dato sapere pure a noi. Cosa si sa dell’allora Ministro della Difesa e dei generalissimi con gli alamari sempre lustrati che ignorarono l’informativa e, quindi, la minaccia.
Chissà se sono bastati loro 18 anni per pulirsi la coscienza con lo stesso tricolore che copriva le bare. Chissà se alla loro finestra sventola ancora un tricolore, magari sbiadito perché dalla vittoria degli europei di calcio sono passati quattro mesi. Chissà se lo rinnoveranno per i mondiali di calcio.
Ma ora si deve eleggere il Presidente della Repubblica che è pure capo delle Forze Armate, per cui anche quest’anno le domande scomode le faremo un’altra volta. Magari nemmeno l’anno prossimo.

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