Sarà stato il troppo sole della pausa estiva, sarà stata l’astinenza da microfoni e telecamere, ma Vincenzo De Luca riprende in grande stile e lo fa a modo suo.
L’occasione è la visita all’AIR, l’azienda di trasporti irpina, ed è subito show. Manco a dirlo sulla tematica tormentone che tiene banco ormai da due anni: il covid.
Il Presidentissimo critica il “governo delle mezze misure” dove lui non è riuscito ad approdare e con piglio da consumato statista di polso sinistro incalza i duecentocinquanta astanti circa, che sono poi tutti dipendenti dell’azienda di trasporto pubblico locale: “Vaccino obbligatorio per tutti i lavoratori del settore!”.
La Campania, a detta del detentore del lanciafiamme, punta a raggiungere eccellenti traguardi arrivando a vaccinare con entrambe le dosi 4 milioni e 600 mila cittadini per “riavvicinarci alle nostre vite a ottobre”. Incuranti di ciò che loro pensano. Proclama che ha tutto il sapore del tormentato tormentone governativo del “chiudiamo adesso per salvare il Natale, per riprenderci poi l’estate e abbracciarci infine domani”. Teatrino emergenziale che va avanti da due anni e mezzo, teatrino che risponde al nome di “emergenza sanitaria” quando il massimo organo in fatto di salute (l’OMS) ha solo parlato ufficialmente di epidemia e mai di pandemia. Ma per De Luca la cosa è ininfluente. Come la sanità da lui “amminestrata” che, proprio nel momento dell’emergenza pandemica, ha mostrato tutte le sue falle, fruttandogli più di una denuncia.
De Luca, si sa, è un democratico partito, ignorante del fatto che i lavoratori che decidono di non sottoporsi alla vaccinazione lo fanno proprio in ottemperanza ad una legge che, per scelta o incapacità del governo centrale, non impone ancora l’obbligatorietà vaccinale. Almeno quella diretta. Perché anche lui, uniformandosi al (dis)fare del governo che quotidianamente critica, sceglie la via indiretta del mezzo ricatto: se il vaccino è obbligatorio, ma solo in Campania e solo secondo lui per il comparto dei trasporti, va da sé che chi non si vaccina non può lavorare. Ma poi con la consueta faccia tosta da esponente di certa politica consumata, o meglio, consumato da certa politica, rassicura i lavoratori, non disdegnando l’immancabile zeppata al morente Gigino de Magistris e alle (fu?) ANM e CTP, con fare da vero Maramaldo: “noi tuteliamo i posti di lavoro”. Prova di coraggio (e di stomaco) per l’inquilino di Palazzo Santa Lucia che lo dice proprio in quella azienda che ha visto “avvicendarsi” l’ingegner Alberto De Sio, salernitano manco a dirlo, scelto – leggi imposto – direttamente da De Luca al posto dell’irpino Angelo D’Amelio, difeso dall’acerrimo nemico-amico deluchiano Ciriaco De Mita.
Un altro salernitano, proveniente dalla dirigenza della Salerno Mobilità, società in house al comune di Salerno, nominato questa volta Amministratore Unico dell’Autoservizi Irpini. In ottemperanza al famigerato e famelico patto di Marano che ha visto l’opera di completa distruzione dei territori interni a due mani.
Immancabile anche la stoccata al medagliere impettito del gen. Figliuolo e della sua scelta di avvalersi del commissario sanitario. Scelta disprezzata e condannata da Vicienzo in virtù del fatto che il generale deve occuparsi della logistica per cui non gli servirebbe il parere di un perito tecnico. Immediatamente poi, pur non essendo lui un tecnico, ma forse solo “perito”, sveste i panni da tuttologo e veste quello del disinformatore interessato, spacciando come definitivo l’ok per il vaccino Pfizer. In realtà, non è proprio come dice De Luca che deve aver fatto un bel po’ di confusione: la FDA, l’agenzia che regola la distribuzione dei farmaci negli Stati Uniti (non in Italia!) ha pubblicato due lettere. In una lettera autorizza la distribuzione del vaccino Comirnaty. Nell’altra, conferma lo status di autorizzazione d’emergenza del vaccino Pfizer. C’è un problema però. Il dottor Malone spiega che il vaccino Comirnaty prodotto sempre dalla Pfizer non è ancora disponibile sul mercato. La FDA ha quindi autorizzato qualcosa che ancora non è stato distribuito. Sempre la FDA e i media hanno giocato (?) volutamente su questa ambiguità per poter far credere al pubblico – e pure a De Luca – che fosse stato il vaccino Pfizer in realtà ad essere autorizzato. Pertanto, siamo di fronte all’ennesima informazione non ortodossa o, se vogliamo, all’ennesima manipolazione mediatica.
Poi, per coerenza, il governat(t)ore rincara la dose: “i no vax non lavoreranno in Air”. Chissà cosa ne penseranno i dipendenti della mobilità del comparto casertano Clp a cui ha promesso di entrare in Air, vantandosi di aver creato posti occupazionali pari a quattro volte la Whirlpool. Chissà se prima o dopo la chiusura, ma comunque quella salvata da Di Maio, allora ministro del lavoro.
Un successo pari a quello venduto da De Luca dei posti in terapia intensiva moltiplicati che manco Gesù col pane e coi pesci: quotidianamente, esponenzialmente, a dismisura, ma solo a parole. Da disponibili, in occupabili, in attivabili, in ipotetici, in…ventati.
Insomma, De Luca ritorna sulla cresta dell’onda e lo fa secondo il suo consueto stile, senza vergogna né pudore, che ormai, se non fa più ridere, inizia ad assumere i caratteri del patologico cronico degenerativo.
L’occasione è la visita all’AIR, l’azienda di trasporti irpina, ed è subito show. Manco a dirlo sulla tematica tormentone che tiene banco ormai da due anni: il covid.
Il Presidentissimo critica il “governo delle mezze misure” dove lui non è riuscito ad approdare e con piglio da consumato statista di polso sinistro incalza i duecentocinquanta astanti circa, che sono poi tutti dipendenti dell’azienda di trasporto pubblico locale: “Vaccino obbligatorio per tutti i lavoratori del settore!”.
La Campania, a detta del detentore del lanciafiamme, punta a raggiungere eccellenti traguardi arrivando a vaccinare con entrambe le dosi 4 milioni e 600 mila cittadini per “riavvicinarci alle nostre vite a ottobre”. Incuranti di ciò che loro pensano. Proclama che ha tutto il sapore del tormentato tormentone governativo del “chiudiamo adesso per salvare il Natale, per riprenderci poi l’estate e abbracciarci infine domani”. Teatrino emergenziale che va avanti da due anni e mezzo, teatrino che risponde al nome di “emergenza sanitaria” quando il massimo organo in fatto di salute (l’OMS) ha solo parlato ufficialmente di epidemia e mai di pandemia. Ma per De Luca la cosa è ininfluente. Come la sanità da lui “amminestrata” che, proprio nel momento dell’emergenza pandemica, ha mostrato tutte le sue falle, fruttandogli più di una denuncia.
De Luca, si sa, è un democratico partito, ignorante del fatto che i lavoratori che decidono di non sottoporsi alla vaccinazione lo fanno proprio in ottemperanza ad una legge che, per scelta o incapacità del governo centrale, non impone ancora l’obbligatorietà vaccinale. Almeno quella diretta. Perché anche lui, uniformandosi al (dis)fare del governo che quotidianamente critica, sceglie la via indiretta del mezzo ricatto: se il vaccino è obbligatorio, ma solo in Campania e solo secondo lui per il comparto dei trasporti, va da sé che chi non si vaccina non può lavorare. Ma poi con la consueta faccia tosta da esponente di certa politica consumata, o meglio, consumato da certa politica, rassicura i lavoratori, non disdegnando l’immancabile zeppata al morente Gigino de Magistris e alle (fu?) ANM e CTP, con fare da vero Maramaldo: “noi tuteliamo i posti di lavoro”. Prova di coraggio (e di stomaco) per l’inquilino di Palazzo Santa Lucia che lo dice proprio in quella azienda che ha visto “avvicendarsi” l’ingegner Alberto De Sio, salernitano manco a dirlo, scelto – leggi imposto – direttamente da De Luca al posto dell’irpino Angelo D’Amelio, difeso dall’acerrimo nemico-amico deluchiano Ciriaco De Mita.
Un altro salernitano, proveniente dalla dirigenza della Salerno Mobilità, società in house al comune di Salerno, nominato questa volta Amministratore Unico dell’Autoservizi Irpini. In ottemperanza al famigerato e famelico patto di Marano che ha visto l’opera di completa distruzione dei territori interni a due mani.
Immancabile anche la stoccata al medagliere impettito del gen. Figliuolo e della sua scelta di avvalersi del commissario sanitario. Scelta disprezzata e condannata da Vicienzo in virtù del fatto che il generale deve occuparsi della logistica per cui non gli servirebbe il parere di un perito tecnico. Immediatamente poi, pur non essendo lui un tecnico, ma forse solo “perito”, sveste i panni da tuttologo e veste quello del disinformatore interessato, spacciando come definitivo l’ok per il vaccino Pfizer. In realtà, non è proprio come dice De Luca che deve aver fatto un bel po’ di confusione: la FDA, l’agenzia che regola la distribuzione dei farmaci negli Stati Uniti (non in Italia!) ha pubblicato due lettere. In una lettera autorizza la distribuzione del vaccino Comirnaty. Nell’altra, conferma lo status di autorizzazione d’emergenza del vaccino Pfizer. C’è un problema però. Il dottor Malone spiega che il vaccino Comirnaty prodotto sempre dalla Pfizer non è ancora disponibile sul mercato. La FDA ha quindi autorizzato qualcosa che ancora non è stato distribuito. Sempre la FDA e i media hanno giocato (?) volutamente su questa ambiguità per poter far credere al pubblico – e pure a De Luca – che fosse stato il vaccino Pfizer in realtà ad essere autorizzato. Pertanto, siamo di fronte all’ennesima informazione non ortodossa o, se vogliamo, all’ennesima manipolazione mediatica.
Poi, per coerenza, il governat(t)ore rincara la dose: “i no vax non lavoreranno in Air”. Chissà cosa ne penseranno i dipendenti della mobilità del comparto casertano Clp a cui ha promesso di entrare in Air, vantandosi di aver creato posti occupazionali pari a quattro volte la Whirlpool. Chissà se prima o dopo la chiusura, ma comunque quella salvata da Di Maio, allora ministro del lavoro.
Un successo pari a quello venduto da De Luca dei posti in terapia intensiva moltiplicati che manco Gesù col pane e coi pesci: quotidianamente, esponenzialmente, a dismisura, ma solo a parole. Da disponibili, in occupabili, in attivabili, in ipotetici, in…ventati.
Insomma, De Luca ritorna sulla cresta dell’onda e lo fa secondo il suo consueto stile, senza vergogna né pudore, che ormai, se non fa più ridere, inizia ad assumere i caratteri del patologico cronico degenerativo.