L’attentato di Nizza dinanzi alla Cattedrale di Notre Dame, con il barbaro omicidio di tre innocenti passanti, a pochi giorni dalla decapitazione, in uno dei comuni più tranquilli della banlieau parigina, del professor Samuel Paty, ripropone in maniera drammatica il problema del terrorismo islamico (non islamista come lo chiamano i sacerdoti del politically correct) che sembra non conoscere fine.
Non si tratta più di azioni organizzate, pianificate con cura, con ingenti mezzi e da specialisti, valga l’esempio per tutti degli attentati dell’11 settembre contro il Pentagono e le Torri gemelle, portati a termine da ingegneri con esperienze di volo, addestrati per mesi, ma piuttosto di un ben più pericoloso terrorismo, più difficile se non impossibile da prevedere nella scelta dei suoi obiettivi che, pur conservando preferibilmente, ma non esclusivamente, elementi simbolici come le cattedrali, colpisce inermi cittadini con armi da taglio che chiunque può procurarsi al supermercato e da parte di oscuri militanti della jihad, la guerra santa contro gli infedeli, primo dovere religioso di ogni musulmano, che sia scita o sunnita o di altre confessioni.
E’ sufficiente che da una chat di un qualsiasi social parta l’ordine di colpire cittadini inermi in luoghi simbolici, ma anche solo per istrada, inviato ad uno, cento o mille oscuri “martiri” che, in pochi minuti, costoro si attivano.
Si tratta di un’ulteriore fase della “guerra asimmetrica”, ben nota agli esperti di strategia militare e resa nota al pubblico dei non addetti ai lavori dallo stupendo film di Gillo Pontecorvo “La battaglia di Algeri”, tuttora oggetto di studio nelle Accademie militari che racconta dell’impotenza dell’esercito francese in una lotta totalmente fuori dai parametri della guerra tradizionale, non dissimile da quella dell’esercito Usa in Vietnam, dall’esercito sovietico in Afghanistan e così via.
Ed il punto è proprio questo: ha un senso parlare di Islam moderato da contrapporre ad un Islam estremista ?
Anche il più “moderato” dei musulmani è educato alla Jhiad e giudica ciascuno di noi nemico in quanto “infedele”.
Il quesito se lo poneva Oriana Fallaci ovviamente ritenendo che la contrapposizione non esistesse, meno che mai se lo pone il giornalista e scrittore Magdi Allam, che l’islamismo lo conosce dall’interno, con la sua vera e propria predicazione da musulmano convertito al cattolicesimo, che cerca disperatamente quanto vanamente di mettere in guardia l’Occidente da un’aggressione dalla quale sembra di non volersi difendere per viltà e sottovalutazione della portata del pericolo.
L’Occidente materialista, capitalista, globalista, consumista, l’Europa dei mercanti, sembra assolutamente incapace di affrontare un fenomeno di così vasta portata, nell’illusione che si tratti di eventi sporadici che si possono combattere con più o meno semplici operazioni di polizia , in realtà si ripropone in termini sempre più essenziali il tema del conflitto di civiltà: da una parte un Islam che si va radicalizzando nei suoi convincimenti quanto soprattutto nell’azione politica trovando, da qualche anno a questa parte, un ulteriore e pericoloso sostenitore che vive a ridosso dell’Europa ed è addirittura uno dei paesi della NATO, persino candidato ad entrare nella UE.
Mi riferisco naturalmente alla Turchia che, sotto la guida del neo sultano Erdogan, sembra aver ripreso il suo antico progetto imperiale ottomano.
Da anni scrittori francesi del calibro di Alain de Benoist, Michel Onfray, Eric Zemmour, Alain Finkielkraut , Regis Debray, Michel Houellebecq, con articoli, saggi, libri, romanzi, conferenze hanno messo in guardia la Francia e l’Occidente rispetto ad un attacco portato avanti da una visione della vita e del mondo impregnata da valori religiosi declinati con fanatica certezza, contro un mondo scristianizzato, privo di valori ed incapace strutturalmente di sguainare la spada e combattere il nemico come fece gloriosamente e vittoriosamente la LEGA SANTA nell’epica battaglia di Lepanto del 1571 a difesa della civiltà europea e delle sue radici greco romane e cattoliche.
L’Occidente deve riprendere la sua antica missione di faro di Civiltà, con la forza delle idee, ma non solo. “E’ l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende” fu detto ed è sempre valido.
“Ci sono ancora popoli, razze, uomini soltanto forse, in questa decomposta Europa, capaci di assumere con dignità ed orgoglio, con titanico stoicismo, l’impegno assunto di fronte alla Tradizione” scriveva negli anni venti dello scorso secolo Osvald Spengler, autore del monumentale “Tramonto dell’Occidente”.
Noi ci ostiniamo a pensare che sia giusto, che sia possibile, che sia necessario, che sia sacrosanto.