Napoli è esplosa. Il popolo si è riversato unito nelle strade e nelle piazze per
protestare contro l’annunciato ordine terapeutico del presidente della Regione Vincenzo De Luca.
Doveva essere la prima sera del coprifuoco (sì, proprio coprifuoco!) e invece è stata una battaglia!
Erano in migliaia per contestare il provvedimento di restrizione che, nemmeno entrato in vigore, sarà certamente seguito da ulteriori misure stringenti: blocco di tutto. Lockdown. Persino la chiusura dei confini intercomunali. E il governatore, in un raptus di onnipotenza, ha addirittura consigliato al Governo centrale la chiusura dell’intera Nazione!
La protesta di ieri sera, fin quando il corteo ha tentato di raggiungere Via Santa Lucia, sede del palazzo della Regione, si è svolta in maniera pacifica. Come nelle migliori intenzioni degli esasperati manifestanti.
Alle 23, orario di inizio del provvedimento di restrizione, non vi era il suono delle sirene antiaereo, ma quello dei clacson dei tantissimi motorini; per strada non vi era gente che si prendeva a fucilate, ma solo fratelli che invitavano chi ancora era alla finestra a unirsi al corteo. Alla protesta. La folla non correva nei rifugi fino a far perdere traccia di sé, ma sostava in piazza, testimoniava la propria presenza, dimostrava di esserci. Ha voluto esserci.
Le violenze, cui la stampa tenterà di attribuire ogni responsabilità, non sono tali. Ma, probabilmente, frutto delle risposte risolute e imprevedibili delle Forze dell’Ordine che pur(troppo) rispondono agli ordini dl Potere: cariche e lacrimogeni. Come se questo bastasse per alleggerire le proprie coscienze, sgravare le proprie responsabilità.
Il tentativo di inquinare la riuscita della manifestazione risponderà al solito cliché giornalistico di “camorra”, ma sarà solo un goffo tentativo di taluna stampa per non raccontare il vero. Per poter dire che pure stavolta la piazza era strumentalmente predisposta allo scontro fisico. Niente di più falso, Terribilmente falso. Chi era sul posto a svolgere il suo “mestiere” di cronista, se in buona fede, può testimoniarlo. Si poteva leggere negli occhi dei manifestanti. Non vi era odio, non si leggeva un benché minimo desiderio di sconvolgere niente e nessuno. Vi era solo paura del proprio futuro. Angoscia per le proprie famiglie. Preoccupazione per un nuovo e magari lungo tunnel nel quale, si temeva, sarebbero state ingoiate le proprie attività economiche e lavorative e la sopravvivenza di centinaia di migliaia di famiglie napoletane già allo stremo.
La sommossa, pertanto, ha una sola matrice “ideologica”: la noncuranza, o piuttosto, la strafottenza di chi avrebbe dovuto agire per tempo e non lo ha fatto. Ha i volti di coloro che avrebbero dovuto approfittare dei mesi estivi per affrontare adeguatamente questa seconda ondata autunnale dell’epidemia che tutti avevano previsto. Anche quella pletora di virologi ed esperti di cui si è avvalso dal primo momento l’Esecutivo e che ha taciuto rispetto al disinteresse generale degli “addetti ai lavori”. Ci si é attardati a comprare inutili banchetti monoposto a rotelle per i bambini delle scuole e non si é pensato alla carenza di insegnanti, né una lira é stata spesa per adeguare le strutture scolastiche fatiscenti e letteralmente cadenti. Non si é provveduto ad aumentare i posti letto per i probabili aumenti del contagio da Covid 19, né attrezzato o riservato interi ospedali esclusivamente per le patologie non covid. Al contrario, almeno in Campania, sono stati vietati i ricoveri e le visite specialistiche negli ospedali pubblici e presso gli ambulatori delle Asl, con il risultato di negare il diritto all’assistenza medica a centinaia di migliaia di nostri corregionali affetti da varie patologie croniche. Una imbecillità troppo evidente da far ridere a crepapelle anche i bambini, se non fosse una scelta politica semplicemente folle e criminale! Non si é voluto potenziare il trasporto pubblico almeno nelle aree metropolitane del Paese ove più evidente é il disastro di un sistema antiquato e senza finanziamenti adeguati per l’implementazione dei mezzi necessari. Stato e Regioni si sono voltati dall’altra parte per non vedere gli assembramenti di viaggiatori in ogni ora del giorno. Ma nessuno ha pensato di utilizzare, tra l’altro gratuitamente, i veicoli militari o quelli delle aziende di trasporto private per diluire la presenza di passeggeri in quelle “bare viaggianti” che sono diventati i mezzi pubblici delle nostre città. Nessuno ha trovato (tra Governo e Regione) in questi mesi il sistema per pagare le rate di cassa integrazione mai ricevute o in grande ritardo nella erogazione, per centinaia di migliaia di cittadini disoccupati. Eppure costoro erano in piazza Venerdi sera. E protestavano civilmente per “ricordare” a chi di dovere le proprie difficoltà e il loro insopportabile disagio per quei vergognosi e intollerabili “disguidi”.
Questi i motivi reali della protesta dei napoletani. Una protesta sacrosanta perché indirizzata a chi avrebbe dovuto operare per tempo e non lo fatto. A chi deve fare delle scelte e sceglie sempre quelle che penalizzano ulteriormente soggetti già penalizzati. Personaggi pubblici che magari non sono all’altezza di fare scelte adeguate e di buon senso, che si nascondono dietro gli schermi televisivi per pronunciare proclami irriverenti, minacciosi e volgari. Tanto per dare l’immagine del decisionista. Di decisioni sbagliate e spesso inutili. Come quella di “chiudere” la Campania o l’intero Paese, perché in tal modo si tolgono più facilmente e letteralmente le “castagne dal fuoco”. Solo che al posto delle castagne ci sono milioni di cittadini, che nel fuoco già si dibattono. E abbondantemente!
I napoletani che hanno protestato in queste ore per le strade di Napoli hanno finalmente compreso che qui non si combatte più una emergenza sanitaria: si combatte per la libertà. Era, infatti, questo uno dei cori del corteo. Un coro che rimbalzava dalla strada ai balconi dei palazzi, riscuotendo la solidarietà e la partecipazione di tanti. Una manifestazione pacifica e sacrosanta di tanti lavoratori precari, cassaintegrati, disoccupati, lavoratori del settore alberghiero, della ristorazione, del comparto turistico con le Guide Turistiche della Campania e gli operatori delle agenzie di viaggi. Un mondo composito e composto di gente perbene che non può essere liquidato e bollato come “rivoltosi” o, peggio ancora, come camorristi.
Tuttavia nessuno nega che la protesta sia degenerata in atti sconsiderati di violenza gratuita. E che probabilmente si siano infiltrati nella manifestazione frange di teppisti, professionisti delle rivolte urbane cui, in questa città, siamo ahinoi abituati. Ma se ciò si é verificato, le forze dell’Ordine sapranno individuare i personaggi infiltrati, unici responsabili degli accadimenti violenti di venerdi sera, e perseguirli adeguatamente. Chiarendo ufficialmente e nel contempo, che la stragrande maggioranza dei cittadini intervenuti volontariamente alla legittima manifestazione di protesta contro i provvedimenti restrittivi seguiti all’emergenza Covid 19, non aveva alcun ruolo né responsabilità negli accadimenti violenti della notte scorsa. E a tal proposito, a nome della Redazione di Campo Sud, esprimiamo la più totale solidarietà alle Forze dell’Ordine, coinvolte loro malgrado, negli incidenti deplorevoli della notte scorsa.
Analoga solidarietà esprimiamo ai cittadini napoletani che hanno manifestato pacificamente contro le scelte annunciate dalla Regione Campania di un nuovo “lockdown” su base regionale. Provvedimento che, ove assunto, non terrebbe in nessun conto le difficoltà ulteriori di ordine economico cui sarebbero sottoposte intere categorie di lavoratori, già fortemente danneggiati dai provvedimenti governativi e regionali dello scorso inverno, in tema di emergenza sanitaria per la pandemia da Coronavirus.
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L’esasperazione della città accende la fiamma della protesta!
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