Il discorso tanto atteso del premier Giuseppe Conte in merito alla partenza della cosiddetta fase due sembra aver deluso un po’ tutti, imprenditori, ristoratori, partite Iva, lavoratori dipendenti e privati, misure non chiare, e che sembrano non avere una correlazione diretta con le reali esigenze del paese che ogni giorno si manifestano sempre più urgenti e delicate.
La riapertura delle attività commerciali e di ristorazione sarà parziale e soggetta a non poche limitazioni, in più le misure contenitive di distanziamento sociale previste sono talvolta fisicamente inattuabili per attività di piccole dimensioni ed estremamente esose, infatti l’aggravio economico comportato dalla sanificazione obbligatoria degli ambienti per la quale è richiesto il supporto di una ditta esterna, l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e di altri dispositivi di distanziamento. L’aggravio dovrà essere sostenuto direttamente dalla gestione e risulta assolutamente insostenibile per molte attività chiuse ormai da più di un mese e che con il simbolico contributo di seicento euro, laddove ricevuto, non possono in alcun modo sopperire alle perdite subite, soprattutto se a questo si aggiunge la fisiologica flessione dei consumi che ripartiranno a rilento, quindi maggiori spese, maggiori accortezze, maggior sacrificio minor guadagno.
Da giovani cittadini di questo paese ancor prima che da attivisti politici chiediamo che sia fatta chiarezza circa le modalità di ripartenza del paese per il quale è prospettato un calo del PIL del 10%, miliardi di euro bruciati ed irrecuperabili, come le migliaia di vite che purtroppo ci hanno lasciato un vuoto incolmabile e chiediamo che sia fatta chiarezza sul come e se questo baratro potesse essere evitato, perché troppo spesso in questo paese a seguito di catastrofi chi ha responsabilità sfugge o viene sacrificato come capro espiatorio, sia chiaro che all’indomani della crisi tutto l’esecutivo dovrà rispondere delle scelte fatte, che i partiti non provino a trincerarsi dietro a qualche singolo esponente da sacrificare in pubblica piazza pur di continuare ad occupare gli alti scranno di governo, e non scarichino la colpa sui presidenti di regione che seppur con approccio differente in molti casi hanno mostrato molto più polso e pragmatismo del governo centrale.
La cosa che anche risulta preoccupante e di certo non sottovalutabile è Il modello adottato per arginare il contagio è un modello comportamentale che prevede gravi e stringenti limitazioni delle libertà, al quale si aggiunge la proposta di una continua e permeante tracciabilità dell’individuo, questo prender spunto dal governo della dittatura cinese piuttosto che dalle democrazie occidentali, questo atteggiamento di scaricare le colpe di eventuali contagi sull’inobbedienza dei cittadini piuttosto che sulle problematiche gestionali e strutturali del paese rischia non solo di non risolvere il problema, come pare non essersi del tutto risolto neanche in Cina dove il lockdown volente o nolente è stato rispettato, ma rischia di preludere ad uno stato di repressione e di limitazione inaccettabile delle libertà individuali molto faticosamente ottenute nel corso dei secoli, in più sembra doveroso osservare che in molti paesi occidentali, nonostante lockdown meno restrittivi, si stiano ottenendo migliori risultati epidemiologici e meno danni psicologici e sociali che una reclusione forzata necessariamente comporta.
Rischiamo dunque di continuare a perseguire la strada che oltre ad un drammatico numero di vittime, sta portando ad una drammatica crisi economica e sociale i cui risvolti potrebbero assumere scenari molto preoccupanti, primi focolai di ribellione sembrano già visibili, ed il rischio che anche la criminalità organizzata cavalchi il malcontento popolare è assolutamente da non escludere, si intervenga molto rapidamente e soprattutto guardando agli interessi nazionali piuttosto che ai “compiti” da svolgere per conto di Bruxelles.
L’unità nazionale , la collaborazione e la costruttività devono essere parole chiave di questo momento storico ma proprio per questo è necessaria una maggiore considerazione del parlamento, rappresentanza diretta delle istanze dei cittadini, e delle opposizioni che ad oggi stando ai sondaggi ed alle ultime competizioni elettorali rappresentano la maggioranza della popolazione, eppure sembrano essere relegati ad un ruolo così subalterno e anzi vengono anche scherniti da parte di un premier che si arroga l’ardire di accusare a reti unificate con tanto di “nomi e cognomi” chi prova a dare una diversa visione di quella che potrebbe essere la gestione dell’emergenza, come a voler scaricare i fallimenti delle scelte prese su di un opposizione che mai è stata presa realmente in considerazione.
Un altro punto interessante, che pare essere ben poco chiaro sarebbe capire come, con quali criteri e con che retribuzione è stata scelta la pletora di esperti, tecnici, virologi e consulenti di ogni sorta e con quali crismi verranno valutati a seguito di questa pandemia sulla quale gli stessi esperti mostrano pareri discordanti e poco chiari, chi parla di ripresa del virus in autunno, chi ancora nutre dubbi circa l’effettiva efficacia dell’utilizzo di mascherine, insomma una confusione che si trasmette a reti unificate ai cittadini che loro malgrado, complice anche la grande quantità di fake news circolanti su internet, sono tempestati da input differenti, confusionari e talvolta pericolosissimi.
Le opposizioni non indietreggino di un passo, ed il governo, adotti misure serie, concrete e risolutive prima che sia troppo tardi.
Fase 2: preoccupante confusione di Conte
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