Se novanta senatori della Repubblica si sono astenuti dall’approvare la mozione proposta dal Senatore a vita Liliana Segre per la costituzione di una Commissione sull’antisemitismo e sull’odio razziale, un motivo ci sarà stato pure. L’ipotesi riduttiva dell’esistenza di un centinaio di razzisti antisemiti eletti dal popolo italiano alla Camera alta fa solo sorridere poiché è oltremodo evidente che nessuna persona di buonsenso può non essere contro questi valori già ampiamente normati e condivisi dal popolo italiano sia fuori che dentro il Parlamento. Non è più probabile allora che questa mozione nasconda altro tra le righe e che la sinistra italiana sfruttando l’immagine e la storia personale di questa povera donna sfuggita agli orrori dell’Olocausto, cerchi solo di assestare l’ennesimo colpo mancino alla democratica libertà di espressione?
Questa mozione sovrapponendosi in modo generico e confuso a norme già esistenti, contiene difatti grossolani errori tecnico-giuridici dalle conseguenze preoccupanti, potendo difatti rappresentare il presupposto all’introduzione di nuovi reati d’opinione. In altri termini un deliberato attacco al libero pensiero che potrebbe condurre a configurare come reato anche banali espressioni nazionalistiche identitarie quali l’ormai famoso “Prima gli Italiani” di Matteo Salvini. Ha ragione allora quest’ultimo quando, citando Orwell, ha paragonato la Commissione della Segre all’organo d’uno Stato di polizia per l’imposizione del pensiero unico ed aggiungerei soprattutto con l’obiettivo di imbavagliare i social ritenuti responsabili, in primis dal PD, di avergli fatto perdere consensi ed elezioni.
L’unica verità è che patetici omini piccoli piccoli, stravolti dalle recenti e reiterate batoste elettorali, le stanno provando tutte pur di frenare quel sentimento sovranista che sta di giorno in giorno, pervadendo il cuore degli italiani. Salvini e Meloni avanzano mentre loro retrocedono e ciò che era il mainstream del più grande bluff politico della storia, diventa una patetica formula nominale sine materia priva di riscontri effettuali, rievocata come una ossessiva tiritera solo nei momenti di grande difficoltà. Non bastano allora strumenti e musicisti per un concerto di successo ma c’è bisogno soprattutto di un gremito pubblico che applauda e certifichi con il proprio consenso la giustezza delle azioni.
In relazione a tutta questa storia nasce allora spontanea la considerazione sull’utilità ed il ruolo dei Senatori a vita che guarda caso sono sempre espressione del “pensiero unico” di sinistra e vengono tirati in ballo solo nei momenti di crisi quando anche un solo voto in più potrebbe essere determinante.
Negli ultimi tempi si è difatti tanto discusso sulla necessità di ridurre i costi della politica e con essa il numero dei Parlamentari senza però mai mettere mano all’art. 59 della Costituzione italiana che disciplina i Senatori a vita. Perché mai salvaguardando eventualmente le nomine di diritto, non si abroga quanto meno il comma 2 sulle nomine presidenziali? Contrariamente a quanto si possa ritenere, queste persone sono profumatamente pagate in vita ed anche dopo il decesso (https://www.leggilo.org/2018/09/21/senatori-a-vita-quanto-costano-anche-da-morti/), prendendo un’indennità mensile di 21.850 euro pari a 276.639 euro all’anno. Perché mai di questa spesa folle ed inutile nessuno ne parla mai? Cifre mostruose queste che nella totalità dei casi non corrispondono ad una reale attività parlamentare. Un nome su tutti è quello di Renzo Piano, architetto di fama mondiale, nominato Senatore a vita da Giorgio Napolitano nel 2013 che in 5 anni ha presenziato ad appena 8 votazioni guadagnando la cifra record di circa 75mila euro netti per ogni volta che ha votato.
Perché mai allora coloro che hanno “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” non vengono insigniti di un’onorificenza pari a quella di Cavaliere del Lavoro, al posto della nomina di Senatore a vita al costo di 276.639 euro all’anno che potrebbe essere scambiata per un’impropria indennità atta a garantire che le persone giuste siano al momento giusto nel posto giusto?
“A pensar male, si fa peccato ma spesso ci si azzecca…” ed a dirlo era proprio un senatore a vita!