La movida nel centro storico di Napoli è ormai fuori controllo. I residenti, esasperati dai rumori e dal degrado, sono stati costretti a ricorrere alla giustizia, e il Tribunale di Napoli ha dato loro ragione: il Comune e otto attività commerciali in via Cisterna dell’Olio sono stati condannati per l’inquinamento acustico insostenibile. Ma questa sentenza basterà a cambiare qualcosa? La storia insegna di no.
Caos e promesse mai mantenute
La vicenda è sempre la stessa: denunce, sentenze, impegni pubblici e poi il nulla. Il Comune di Napoli, ormai da anni, annuncia piani e regolamenti per gestire la movida, ma nei fatti le strade continuano a trasformarsi in discoteche a cielo aperto, con residenti intrappolati in un incubo notturno di schiamazzi, musica a tutto volume e degrado urbano.
Il centro storico, patrimonio UNESCO, dovrebbe essere un luogo di cultura e vivibilità, ma la realtà è un’altra: marciapiedi invasi da rifiuti, locali che non rispettano alcuna regola e un’amministrazione che chiude gli occhi.
Il grande assente: un piano urbanistico serio
Il problema non è solo la movida selvaggia, ma l’assenza totale di un piano urbanistico che organizzi il turismo e il divertimento in modo sostenibile. La città vive alla giornata, lasciando che tutto si trasformi in un far west commercialein cui i locali spuntano come funghi e i residenti vengono ignorati.
Il Comune ha parlato di un nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC), ma per ora sono solo parole. La verità è che Napoli non ha una strategia per il suo sviluppo urbano, lasciando che il mercato e il caos decidano il destino della città.
Un futuro già scritto?
Le proteste dei cittadini continueranno, forse arriveranno altre sentenze, ma il copione resterà lo stesso: il Comune prometterà, i locali faranno finta di adeguarsi, e la movida selvaggia continuerà a soffocare il centro storico. Fino a quando Napoli dovrà subire questa gestione approssimativa e inefficace?