Ormai non li contiamo più. E ci confondiamo facilmente tra gli uni e gli altri. Per intenderci, chi prima e chi dopo viene strappato alla vita, ai suoi affetti, al proprio futuro.
Assistiamo sgomenti alle immagini dei telegiornali nelle strade della città che trasudano sangue di ragazzini ancora minori o poco più che maggiorenni. Uccisi per un banale “sgarro” o presunto tale, come nel caso della scarpa sporcata per averla schiacciata involontariamente per strada. Oppure lo sguardo troppo “intenso” rivolto ad una adolescente. O peggio ancora per rivalità antiche tra famiglie malavitose risolte dai rampolli dell’una o dell’altra coalizione armata sino ai denti e, da qualche tempo senza criterio, lasciate nelle mani, o peggio ancora, affidate anche a questi giovanissimi che diventano sempre più violenti e irresponsabili.
In molti casi questi episodi coinvolgono altri ragazzi o passanti inconsapevoli e incolpevoli. Passati in quel luogo sbagliato, nel momento sbagliato solo per una tragica fatalità. E così non si contano più gli omicidi tra i giovani napoletani o dei paesi dell’area Metropolitana della città capoluogo. Tre omicidi a ripetizione in soli 15 giorni, il macabro epilogo di tre notti di movida violenta. Ove accade di tutto e si da’ libero sfogo alle peggiori pulsioni violente di una generazione di ventenni (ma anche più giovani) senza alcuna forma di autocontrollo e senza alcun freno inibitorio. Tutto questo senza tener conto del preoccupante fenomeno dell’uso e spaccio di droghe che avvelenano e incrementano ancor più gli eventi criminosi.
Adolescenti che somigliano sempre più ad autovetture potenti con grandi prestazioni e accelerazioni, ma con freni inadeguati e troppo deboli. E poi si sbatte, violentemente.
In queste circostanze ormai diffuse soprattutto in taluni ambiti sociali e contesti urbani, davvero molto poco possono fare i genitori per impedire simili comportamenti adolescenziali violenti e troppo spesso criminogeni. Occorre intervenire sui propri figli o congiunti già in età scolastica (la cosiddetta terza infanzia) e cioè a dire nei bambini dai 6 ai 13 anni quando, insieme al mondo della scuola elementare e poi le scuole medie sarà necessario adottare controlli costanti e significativi sui comportamenti minorili e imprimere rigide forme di comportamento sociale ed educazionale. Tanto nell’indispensabile nucleo familiare originario, quanto con il supporto del corpo insegnante e le strutture educative scolastiche, comprese quelle ludiche e sportive.
Nel frattempo ci si interroga sul numero insufficiente di telecamere installate in città, dimenticando che questi insostituibili presidi audiovisivi di controllo sono spesso usati solo per la individuazione dei responsabili di fatti criminosi. E poco o niente per prevenirli.
A nostro avviso, tali problematiche, così velocemente e drammaticamente in evoluzione nelle nostre città, richiedono soprattutto un più accurato e massiccio intervento di prevenzione e controllo dei territori urbani più sensibili. E ciò si traduce essenzialmente in una presenza più numerosa e qualificata di uomini e donne delle forze dell’Ordine in città. Tanto a garanzia della incolumità di questi soggetti deviati, quanto per la repressione dei fenomeni delinquenziali che rendono i contesti urbani oltremodo pericolosi, in specie nelle ore serali, anche e soprattutto per i normali cittadini e a tutela della loro sicurezza.
Purtroppo il problema é sempre lo stesso: il numero esiguo di forze di polizia da impiegare nelle città a rischio delinquenziale. Sappiamo che le risorse sono poche e insufficienti. Ma sappiamo pure che questa emergenza va risolta. Ed in attesa di assicurare nuovi agenti delle forze di polizia e nuove risorse per favorire la nascita e la diffusione di organismi culturali, sociali ed educativi, forse é venuto il momento di utilizzare più efficacemente quelli che ci sono.
Ci sembra inutile, ad esempio, impiegare l’esercito esclusivamente come presenza “deterrente” in quelle missioni del tipo “Città sicure”, se poi non possono intervenire come una qualunque forza di polizia. O al massimo si chiede loro esclusivamente di avvertire via radio le pattuglie di Polizia o Carabinieri dell’eventuale compiersi di accadimenti violenti o delittuosi sotto gli occhi di questi uomini con le stellette, praticamente impotenti. Occorre a nostro avviso e per un periodo limitato di tempo, di modificare le cosiddette “regole di ingaggio” dei militari dell’esercito impiegati nelle città. A partire proprio da Napoli e immediatamente. Occorre anche impiegare i battaglioni della ex Celere e il Battaglione mobile dei Carabinieri (quei reparti normalmente impiegati per pubbliche manifestazioni, partite di calcio o eventi sportivi) per rinforzare la presenza sul territorio urbano e nelle cittadine della provincia più esposte e sensibili. Occorre un maggiore coordinamento delle tre forze di Polizia ( Carabinieri, PS e Guardia di Finanza) con l’ausilio delle Polizie Locali per una massiccia e visibile azione di controllo, prevenzione e repressione dei crimini. Solo una iniziativa costante, duratura ed efficace di presenza sistematica sul territorio, in pieno “stile Caivano”, per intenderci, può garantire a Napoli e il suo hinterland un autentico e lungo periodo di tranquillità e normalità sul fronte dell’ordine pubblico. Tutto questo in attesa di poter contare al più presto su un numero adeguato di forze di Polizia di stanza in città.
Ma occorre anche e soprattutto provvedere rapidamente alla apertura dei cantieri previsti dal PNRR per la riqualificazione delle periferie delle nostre città. Un programma già finanziato, assolutamente necessario in realtà come quella napoletana, che attende ancora una concreta ed indispensabile realizzazione, attraverso l’immediata cantierizzazione delle opere previste, quartiere per quartiere.
NAPOLI : LA STRAGE DEGLI INNOCENTI.
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