mercoledì, Dicembre 4, 2024
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DALLA PROROGA DEI TERMINI PER IL BLOCCO DELLA COSTRUZIONE DI AUTO A BENZINA E GASOLIO AL DIETROFRONT SULL’UTILIZZO DEI FITOFARMACI IN AGRICOLTURA : ARRETRA IL FRONTE AMBIENTALISTA, VERDE E PROGRESSISTA NELL’U.E.

Li abbiamo visti bloccare strade ed autostrade in Germania. Li abbiamo visti “occupare” la  Piazza della Porta di Brandeburgo. Migliaia di agricoltori con un esercito di trattori di ogni peso e dimensione. Una immagine imponente che avevamo già osservato nelle campagne e nelle città Francesi, sino a Parigi e poi in Olanda, Grecia, Belgio, Spagna sino ad arrivare nel Bel Paese. Nonostante una vicinanza non certamente formale del Governo Italiano con gli agricoltori nostrani. A dimostrazione che l’esasperazione degli agricoltori é forte, le difficoltà del settore sono numerose e fin troppo palesi e, soprattutto, equamente spalmate su tutti operatori agricoli dei paesi europei.

Lavoratori che in queste settimane hanno superato ogni limite di sopportazione per le incomprensibili politiche di blocchi e divieti, eliminazione di provvidenze a favore delle aziende di settore, aumenti indiscriminati di tasse e combustibili che gravano sulle aziende agricole di tutta Europa, mettendo a repentaglio la sopravvivenza stessa di migliaia di aziende e di milioni di lavoratori del comparto, flagellati come sono anche dagli effetti della siccità, alluvioni e cambiamenti climatici.

Tutto questo al netto delle preoccupazioni di allevatori, agricoltori ed operatori del mercato agricolo dei Paesi Europei, in merito alle follìe determinate (sempre attraverso Provvedimenti e Direttive comunitarie) dalla introduzione e commercializzazione negli Stati dell’Unione Europea, a scopo prettamente alimentare, delle farine di grilli, larve di Alphitobius diaperinus (vermi delle farine) congelate, essiccate o in polvere. E poi ancora la polvere di Acheta Domesticus a base di insetti, così come le tarme della farina essiccate o quelle della Locusta Migratoria. E chissà a quante altre leccornìe e prelibatezze stanno ancora pensando i nostri governanti dell’Unione Europea per i piaceri della tavola dei cittadini comunitari, se é vero come é vero che la legalizzazione e conseguente commercializzazione di questi prodotti consentirà alle aziende alimentari di poter produrre pane, cracker, grissini, biscotti e poi anche cioccolata, minestre in polvere, prodotti sostitutivi della carne, pasta e persino birra, aggiungendo o mescolando queste farine di insetti con le tradizionali farine di grano e granturco. Ma lo scopo di queste operazioni “contro natura” o quanto meno contro il nostro palato e fors’anche contro la nostra salute da dove scaturisce e perché mai la Commissione Europea ha inteso confezionarci questo regalo? La spiegazione é semplicissima e scaturisce direttamente dalla “follia ambientalista” che pervade da qualche anno la mente e le azioni dei Parlamentari Europei (verdi, socialisti e progressisti in genere, tra i più infatuati) che pensano di risolvere la crisi climatica attraverso l’introduzione nel mercato alimentare europeo di prodotti dalle proteine a basso costo e a basso impatto ambientale, tanto per costruire una alternativa al consumo delle carni e ridurre il numero degli allevamenti cosiddetti intensivi, visti come peggiori nemici dell’ambiente a causa delle presunte emissioni di Co2 prodotte dalla filiera agricolo-zootecnica con consumi d’acqua e di superfici agricole ritenute esorbitanti e dannose per l’ambiente.

Una autentica follia di menti perverse e sprovvedute che non si preoccupano minimamente di infliggere un colpo mortale alla economia agricola del nostro Paese e dell’intera Europa. Con il rischio concreto di desertificare oltre modo le campagne e aprire le porte dei nostri mercati alle merci provenienti da paesi terzi o extra comunitari privi di garanzie salutistiche, di controlli sanitari rigorosi, di valutazione di provenienza e qualità dei prodotti importati. E, tuttavia, senza preoccuparsi  degli effetti sociali e l’impatto occupazionale che queste scelte politiche dell’U.E. producono necessariamente e a cascata sui lavoratori del comparto agricolo e zootecnico.

La stessa logica perversa che sancì lo scorso anno il blocco della costruzione di auto a benzina o diesel a partire dal 2035 in tutti i paesi europei, per evitare le emissioni di Co2 nell’ambiente. Normativa che non ha tenuto in debito conto le difficoltà dei produttori europei di convertire le produzioni di autovetture in modelli elettrici di nuova generazione e dei tempi necessari per le nuove progettazioni. Elementi questi che hanno creato nel nostro Paese, ma anche in Germania e Francia, forti ripercussioni di mercato, crisi aziendali e il ricorso alla cassa integrazione per molti lavoratori ritenuti in esubero. Soprattutto per il ricorso all’acquisto di auto asiatiche, meno costose e avvantaggiate da una ricerca tecnologica già avviata da tempo, con costi di produzione e materiali notoriamente irrisori.

Una vera tragedia per il comparto delle costruzioni automobilistiche europee che si riflette immediatamente sui singoli stati membri con l’apertura di scenari già visti, fatti di richieste di indennizzi, maggiori ammortizzatori sociali, minacce di licenziamento e chiusura di interi stabilimenti produttivi, indotto compreso. Tuttavia e per fortuna il Governo italiano, seguito da Francia e Germania ha immediatamente posto in sede U.E. la assoluta necessità di rendere più flessibile e procrastinata nel tempo la data di cessazione delle produzioni di auto tradizionali alimentate con derivati del petrolio. Tanto anche per evitare che il “pre-pensionamento” di queste autovetture a combustione risulti impraticabile rispetto alla data imposta del 2035. Ma soprattutto che l’obbligo di acquisto di una vettura elettrica possa determinare in futuro un maggior crollo delle vendite nei paesi europei, anche per i costi ancora elevati sopportati dalle industrie per realizzare auto completamente elettriche nel continente. Elemento che si riflette necessariamente sui costi di acquisto di queste automobili divenute, già oggi, strumenti per la mobilità delle sole famiglie facoltose.

Ma torniamo ai nostri allevatori e agli agricoltori in agitazione in Italia e in mezza Europa. La loro iniziativa forte e determinata ha già raggiunto un risultato entusiasmante con il cambio di rotta o il “dietrofront” annunciato da Ursula Von der Leyern, Presidente della Commissione Europea (il governo politico dell’U.E.) in merito al ritiro della proposta legislativa di Regolamento per la drastica riduzione dei fitofarmaci o fertilizzanti (dispregiativamente denominati pesticidi) in agricoltura. Frutto, anche questo Provvedimento Legislativo avanzato dalla Commissione Europea, di quella follia distruttrice che mira a smantellare il mondo agricolo e produttivo tradizionale della “vecchia Europa” grazie ai soliti ultrà ambientalisti e progressisti che tanto peso riescono ancora ad esercitare nelle Istituzioni Europee.

Seguiremo con interesse ogni ulteriore sviluppo della protesta dei “trattori” ed esprimiamo la nostra solidarietà più ampia ed entusiastica per la battaglia condotta in nome della civiltà europea,  delle tradizioni millenarie del nostro territorio rurale, per la tutela della salute pubblica, per lo sviluppo sostenibile della agricoltura e degli allevamenti di qualità, per l’incremento dei posti di lavoro nel comparto, che rappresenta una valida alternativa per i giovani in un settore di primario interesse per l’economia nazionale.

 

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