Veneto e Campania sono lo specchio di due risultati molto simili nei numeri ed apparentemente opposti per significato politico.
Zaia e De Luca con le loro liste hanno determinato un successo che chiaramente va molto oltre la collocazione politica degli elettori.
In entrambe le regioni i candidati presidenti possono vantare un successo personale straordinario ma, a ben vedere,il primo ha puntato esclusivamente sul proprio carisma personale mentre il secondo, sopratutto sulla moltiplicazione delle liste e dei candidati che lo sostenevano.
Il motivo principale di tale sostanziale differenza sta nel fatto che Zaia era già , ante COVID, in grandissimo vantaggio su qualsiasi candidato del centrosinistra, mentre De Luca sul finire del 2019 era dato per sfavorito e quindi, per evitare la sconfitta, aveva puntato sulle clientele tipiche di una gestione spregiudicata del potere amministrativo.
Prima del COVID e della paura collettiva che ha “scatenato” De Luca, in chiaro ed evidente ritardo nella soluzione dei principali problemi che affliggono la Campania, il “nostro” aveva puntato esclusivamente sulla “vecchia” pratica del ricatto nei confronti di sindaci, amministratori, rappresentanti di categoria, per evitare una sconfitta, se non addirittura una mancata ricandidatura.
Poi è arrivato il virus ed il campo di battaglia è improvvisamente cambiato.
L’emergenza ambientale è stata dimenticata insieme ai milioni di ecoballe che ancora infestano la nostra regione. La sanità pubblica, con i suoi disservizi e le incredibili liste di attesa, non ha più scandalizzato i cittadini.
La paralisi urbanistica che per cinque anni ha condannato i territori alle mancate scelte sul tema dell’ abusivismo ed al recupero delle tante ex aree industriali dismesse, non ha più colpito i campani. Il sostanziale fallimento nella politica dei trasporti pubblici è stata dimenticata.
Il COVID ha azzerato tutto ed i campani hanno creduto alla favola del governatore con il lanciafiamme che fermava il contagio.
Il povero Caldoro, dopo mesi di indecisioni sulla sua riconferma, si è ritrovato candidato in uno scenario completamente diverso. Tanto vero che molti suoi alleati avevano già scelto la pratica del tradimento nella sola speranza di salvare la propria poltrona.
Caldoro non ha avuto colpe per la conduzione della campagna elettorale. Ma, piuttosto, per la totale assenza di opposizione durante i precedenti cinque anni, durante i quali non vi è traccia di una sola battaglia politica portata avanti in modo deciso per contrastare l’arroganza e la incompetenza di De Luca.
Veneto e Campania: le due strategie contrapposte per un successo scontato !
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