Lo Stadio Maradona sembrava il “vecchio” San Paolo, pieno come un uovo come nelle sfide scudetto degli anni 80 e 90. O come nella cavalcata entusiasmante nell’anno della conquista della Coppa Uefa. La stessa passione ritrovata, lo stesso pubblico appassionato.
Eppure la partita di ieri era di quelle da far tremare i polsi: ai tifosi sugli spalti e ai calciatori in campo. E invece no. Nella maniera più assoluta! I tifosi, arrivati allo stadio con il consueto grande anticipo per evitare le code all’ingresso, avevano il volto tranquillo e sorridente. Nessun timore reverenziale per un avversario così forte e blasonato, anzi. Si “respirava” fuori lo stadio un clima di evidente fiducia. Una baldanza rispolverata ma mai sopita si avvertiva palpabile. I calciatori in campo, forse caricati anche dal “Maradona” mai così rumoroso e festante negli ulti mesi, sembravano tarantolati già all’avvio. E Osimhen, alla sua prima azione dopo pochi secondi dall’inizio della gara già faceva scuotere il palo alla sinistra del pur bravo portiere brasiliano del Liverpool.
Ma l’appuntamento con il gol tarda solo pochissimo. E’ il quinto minuto e grazie ad una triangolazione veloce in area, Zielinki piazza un fendente diretto all’angolino della porta inglese, intercettato con un braccio dal difensore Miller. Il fallo dagli spalti non é così evidente, ma l’arbitro, bene appostato decreta senza esitazioni il calcio di rigore che lo stesso Zielinski trasforma impeccabilmente. E’ il primo boato del “Maradona” che viene classificato in decibel più intensi del rumore di un martello pneumatico. E in tribuna si assiste alla prima e interminabile esultanza di un tifoso “eccellente” del Napoli: é Ciruzzo Mertenz che con la moglie assiste alla partita con trepidazione degna di un tifoso di lungo corso per troppo tempo a digiuno di soddisfazioni sportive. Passano ancora pochi minuti e, sulle ali dell’entusiasmo, il Napoli si procura un nuovo rigore: E’ ancora una volta Osimhen che lanciato con palla lunga dalle retrovie entra in area come una furia e viene “calpestato” dal suo marcatore diretto: un mastino roccioso e insormontabile (Van Dijk) che viene ripetutamente imbrigliato e surclassato dall’agilità del nigeriano azzurro. Osimehn va giù dolorante ma l’arbitro fa ricorso al VAR per avere il conforto delle immagini. E’ ancora una volta rigore e sul dischetto si presenta lo stesso centravanti, rimesso in piedi velocemente dai massaggiatori azzurri. Tiro fortissimo ma centrale e Alisson para di istinto mentre la palla deviata attraversa tutta l’area di porta, pronta ad essere ribadita in rete dall’accorrente Di Lorenzo che sparacchia sopra la traversa. Tutti temono un contraccolpo della squadra azzurra dopo il rigore fallito. Ma la realtà é tutt’altra. Il Napoli riprende a produrre gioco da grande squadra e il Liverpool non offre alcun segnale della propria presenza in campo. Tant’é che un Osimhen indiavolato e infastidito dal rigore mancato, si invola ancora in area, approfittando di un errore del migliore in campo degli ospiti, il colombiano Gomez e piazza al centro area un assist per l’accorrente Kvaratskhelia che non esita a colpire a botta sicura. Salva sulla linea di porta l’accorrente Van Dijk e nega al giovane georgiano ,tra i migliori in campo, la gioia del suo primo gol in Champions.
Gli azzurri sempre più galvanizzati dal proprio buon gioco, continuano a macinare calcio d’alta scuola e subito dopo, con l’ennesima azione corale tambureggiante, mettono il francese Anguissa solo davanti al portiere. Tiro chirurgico tra palo e portiere e la palla si insacca per la seconda rete. Una marcatura di qualità e di determinazione per il migliore azzurro della serata. Anche se, a voler individuare chi ha giocato una partita normale, si fa proprio assai fatica. Sul due a zero l’andamento della gara non muta ma va registrato l’infortunio di Osimhen che viene richiamato in panchina e sostituito con il giovane centravanti ex Verona Simeone. Quest’ultimo é in campo da pochi minuti e alla prima vera azione di attacco cui partecipa, va in gol. E’ Kvaratskhelia che viene lanciato sulla sinistra, ingaggia un furibondo duello con il suo marcatore sulla linea laterale del campo, da centrocampo sino all’area inglese, si libera elegantemente e con forza del suo francobollatore e confeziona un assist al centro area per il liberissimo Simeone. Tre a zero e palla al centro. Tra le lacrime di gioia del giovane attaccante argentino e il tripudio delle tribune e dei suoi famosissimi occupanti, da Mertens e consorte a Fabio Cannavaro, dal Pocho Lavezzi all’olandese Seedorf e tante altre vecchie glorie degli anni d’oro del calcio italiano.
Si va al riposo con gli azzurri che escono dal campo sereni e sorridenti. Come se non avessero sostenuto 45 minuti comunque intensi con un ritmo forsennato che aveva piegato le gambe agli illustri ospiti inglesi.
Il gioco riprende con il medesimo canovaccio. Il Liverpool cerca di rinsaldare le fila e di costruire gioco. Il Napoli sornione che fa diga a centrocampo con Anguissa e Lobotka e riparte veloce in contropiede. Solo pochi minuti dopo il fischio d’inizio della ripresa, infatti, Simeone da centrocampo lancia Zielisky in un corridoio invitante. Fuga del numero 20 azzurro e tiro preciso respinto dal portiere. Accorre nuovamente Zielisky, riprende la respinta e confeziona un pallonetto che scavalca Alisson e insacca per il 4 a 0. Apoteosi del “Maradona”. Tripudio per i 55 cinque mila ormai in “trance agonistico”.
Cala la concentrazione nel Napoli e sale timidamente la voglia degli inglesi di marcare almeno una volta il cartellino dei marcatori. E così, in un batti e ribatti a centrocampo, Luis Diaz, l’unico dei Reeds ancora non pago del risultato, scaglia un potente diagonale da fuori area che si insacca sulla sinistra dell’incolpevole Meret. E’ il 4 a 1 definitivo.
Non accade più nulla se non decine di azioni di alleggerimento del Napoli con Lozano, Zerbin, Mario Rui, subentrati nel secondo tempo per dare fiato ai titolari. Tutti stupendi. Tutti encomiabili. In una serata indimenticabile e particolarmente calda ma incendiata ulteriormente da una prestazione di fuoco degli undici (e più) in maglia azzurra.
Che sia di buon auspicio? Con i debiti scongiuri …… noi ci crediamo!!